A dieci anni dalla scomparsa di Ornette Coleman, un tributo d’eccezione firmato Bosso-Giuliani

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Una serata di grande jazz all’insegna della libertà e dell’interplay, sotto la luna piena di Roma

Nel decimo anniversario della morte di Ornette Coleman, pionieristico sassofonista e compositore texano, due tra i protagonisti assoluti del jazz italiano – Fabrizio Bosso e Rosario Giuliani – si sono uniti per un omaggio tanto rispettoso quanto vibrante. Accompagnati dal contrabbassista Giulio Scianatico e dal batterista russo Sasha Mashin, il quartetto ha proposto un concerto ricco di energia, emozione e virtuosismo, dimostrando che lo spirito rivoluzionario di Coleman è più vivo che mai. Il Free Jazz, stile che proprio Coleman contribuì a definire, è caratterizzato dalla ricerca di un’estrema libertà armonica e ritmica. Basato sull’improvvisazione collettiva e su una struttura musicale non convenzionale, rifiuta gli schemi formali prestabiliti del jazz tradizionale. Non a caso, Free Jazz è anche il titolo di un suo celebre album del 1960, diventato manifesto di un nuovo modo di intendere la musica improvvisata: più che un genere, un atto di rottura e di emancipazione sonora. Il primo brano del concerto, New York, tratto dall’album Ornette at 12 (1968), è stato scelto per evocare subito la città che accolse e amplificò le rivoluzioni sonore del sassofonista. Il concerto è poi entrato nel vivo con un brano veloce e travolgente, animato da un dialogo serrato tra sax tenore e tromba con sordina, usata da Bosso per colorare le prime battute. Già nel secondo brano ha avuto spazio un primo, intenso assolo di Scianatico, il cui contrabbasso ha offerto profondità e timbro caldo all’intera serata. Momenti di grande interplay si sono alternati a passaggi solistici memorabili: il duetto ritmico tra Bosso e Mashin ha strappato applausi a scena aperta, con la batteria a tratti “rock” nell’impugnatura e sempre poliritmica, esplorativa, mai convenzionale. Mashin, solista a tutti gli effetti, ha contribuito a definire il carattere del concerto, culminato in esecuzioni di pezzi come Congeniality, Peace, Chronology (dai ritmi serrati) e la struggente Lonely Woman, eseguita con bacchette feltrate per ottenere un suono ovattato e drammatico. Tra i momenti salienti anche Rumbling, scelto come ultimo brano prima dei bis. Durante il ritorno sul palco, Bosso e Giuliani sono rientrati quasi in processione, anche se in tono scherzoso, sottolineando il tono rituale e rispettoso del tributo. La complicità tra i musicisti è stata palpabile per tutta la durata del concerto: nessuno ha cercato di primeggiare, mantenendo un equilibrio raro tra individualità e collettivo. Lo stesso Bosso, nel presentare Giuliani, ha ricordato come proprio lui lo abbia consigliato per il suo primo album, aiutandolo anche nella scelta dei musicisti: un gesto di stima reciproca che si è tradotto in musica. La cornice ha fatto il resto: una luna piena su una Roma ancora calda, un’acustica eccezionale e una platea non sold out, ma quasi al completo. Solo pochi posti vuoti in fondo non hanno rovinato l’atmosfera di quella che è apparsa come un’oasi felice nella calura cittadina, un lunedì sera trasformato in celebrazione del jazz più libero e creativo.

Casa del Jazz, Roma –  09 Giugno 2025. Formazione: Fabrizio Bosso – tromba | Rosario Giuliani – sax tenore | Giulio Scianatico – contrabbasso | Sasha Mashin – batteria

Roberto Buono

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