Ancora una volta la sinistra si divide sulla politica estera

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Non si capisce bene perché sabato prossimo una parte della sinistra scenda di nuovo in piazza: la protesta contro la guerra, il riarmo e soprattutto Israele. La manifestazione di due settimane or sono, quantomeno aveva un tema che unificava tutti: la tragedia e il genocidio di una popolazione,quella di Gaza . Da allora le notizie sono state l’ attacco di Israele all’ Iran per impedire di produrre l’ atomica e la seconda quella di Trump che abbandona in tutta fretta il G7 del Canada e annuncia che gli Usa vogliono la resa incondizionata di Teheran immediatamente. Questa è la conferma, ma non occorreva , che la Casa Bianca è stata sin dall’ inizio a fianco di Netanyahu ed ora offre il suo appoggio decisivo , politico e militare, per abbattere il regime teocratico di Teheran. Ci troviamo alla vigilia di un evento destinato a cambiare gli equilibri del Medioriente. E questo è un tema che può trovare concordi tutti quelli che si sentono dalla parte dell’ Occidente e intendono proteggerlo, senza fare sconti ad Israele sulla questione palestinese, ma che si rendano conto che riguardo al regime iraniano ed al pericolo che possano costruire l’ atomica, Israele sta facendo il lavoro sporco al posto nostro. In altre parole coloro che si professano antifascisti dovrebbero essere intolleranti in senso assoluto verso un regime, come quello degli Ayatollah, totalitario, oscurantista , che viola i diritti umani , che perseguita e sottomette le donne, condanna a morte gli omosessuali, un cinico strumento di un potere fine a sé stesso. Tornando alla manifestazione di sabato prossimo, la si può intendere come una risposta alla Piazza di S.Giovanni, che fu in parte gestita dal PD . Una sorta di chiarimento per dire che quella piazza non fu sufficientemente determinata nella condanna di Israele. Ma questo non è il momento adatto per contestare l’ Alleanza occidentale quando si sta cercando di assestare un colpo mortale ad uno dei regimi più spietati . Sabato , quindi, non ci sarà Elli Schlein né la parte dei riformisti. Al di là dei giochi politici è ora di capire qual’ è la linea guida in politica estera che mette d’accordo tutti. Una sinistra che si vuole candidare al governo del Paese dovrebbe dotarsi di un programma che ad oggi non esiste.

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