Negli ultimi mesi, ottenere un visto Schengen per i cittadini turchi è diventato un percorso ad ostacoli, soprattutto per studenti e turisti.Il problema non è solo nei requisiti richiesti, ma anche nel sistema delle prenotazioni: appuntamenti introvabili, costi indiretti altissimi e pratiche poco trasparenti rendono il visto un privilegio, più che un diritto.
Appuntamenti bloccati e rivenduti
In Turchia, molte agenzie intermediarie bloccano i pochi slot disponibili per i colloqui, rivendendoli a cifre esorbitanti. Di fatto, chi non ha possibilità economiche o non si affida a un’agenzia privata, difficilmente riesce ad accedere alla domanda di visto.
Studenti penalizzati
Numerosi studenti universitari, selezionati per programmi Erasmus o master in Europa, si trovano impossibilitati a partire nei tempi previsti, non per mancanza di documenti, ma per assenza di appuntamenti o lunghi tempi di risposta dai consolati.
Turismo e mobilità culturale in crisi
Anche per i turisti ordinari, la situazione è critica. Viaggiare in Europa sta diventando un lusso non accessibile alla classe media turca.Le ambasciate giustificano i ritardi con l’alto numero di richieste e i timori di immigrazione irregolare, ma il risultato è una percezione crescente di discriminazione.
Un problema europeo
Serve una risposta politica e istituzionale da parte dell’Unione Europea per garantire trasparenza, accessibilità e criteri equi nel rilascio dei visti, soprattutto per chi viaggia per motivi culturali, accademici o turistici.La mobilità non dovrebbe essere un privilegio riservato ai più ricchi, ma un diritto da garantire a tutti, soprattutto ai giovani e a chi investe nella formazione e nel dialogo tra i popoli.
Visto Schengen: un lusso per i turchi, ma la Farnesina resta in silenzio
Il rilascio dei visti Schengen per studenti e turisti turchi è ormai diventato un problema sistemico, noto da tempo, ma mai affrontato seriamente dalle autorità competenti.Mentre centinaia di giovani, professionisti e cittadini comuni lottano per ottenere un semplice appuntamento, il sistema sembra bloccato, opaco e ormai alla mercé di interessi privati.La gestione delle pratiche attraverso l’agenzia esterna IDATA — recentemente venduta a una compagnia indiana — ha aggravato ulteriormente la situazione.Le voci su costi gonfiati, appuntamenti rivenduti a prezzi esorbitanti e favoritismi non sono più semplici sospetti, ma l’esperienza diretta di molti richiedenti.
In tutto questo, colpisce il silenzio della Farnesina
Nonostante le denunce, le segnalazioni e il disagio crescente, il Ministero degli Esteri italiano non ha mai avviato una verifica ufficiale, né promosso un’indagine approfondita sul funzionamento del sistema in Turchia.Anzi, permane la stessa struttura consolare, le stesse figure responsabili, senza alcun cambiamento, come se tutto fosse nella norma.La domanda sorge spontanea: perché, di fronte a un problema evidente e duraturo, non si è intervenuti? Esistono forse interessi o protezioni che rendono intoccabili alcuni ruoli?È legittimo chiedersi se anche in questo ambito contino più le raccomandazioni che il merito o la trasparenza.