La facilità con la quale Donald Trump cambia idea e dichiarazioni, in altre parole le sue intemperanze, è un tratto caratteristico del tempo che viviamo. Oggi abbiamo una sorta di ipertrofia comunicativa. La parola ormai è in crisi.La coerenza nel discorrere e il riferimento alla realtà non sono, ormai, più considerati presupposti necessari per la comunicazione. Tutti possono dire tutto. Ciascuno è depositario della verità assoluta. Il risultato è che nelle famiglie, nella società, nella politica, la parola è sempre meno capace di mediare,di costruire mediazione. Per essere più chiari, la parola diventa sempre di più uno strumento di di potere o manipolazione. Le democrazie si fondono sull’ uso pubblico della parola e la loro situazione per eccellenza è il Parlamento che è il simbolo più manifesto di questo ideale. Quando il dibattito smarrisce i limiti, la possibilità di dissentire e di argomentare, allora il linguaggio si svuota, la fiducia si assottiglia sempre di più, la convivenza diventa fragile. Questo fallimento non si limita solo alle aule parlamentari, ma investe le famiglie, la società, la politica. E le conseguenze sono gravi. Stiamo assistendo ad una sorta di frammentazione della vita pubblica. Quando il dialogo fallisce, restano solo l’ urlo e la violenza per imporsi sul prossimo. Sorge spontanea la domanda:” può reggere la democrazia quando la parola diventa violenza e sopraffazione? In effetti quando le parole sono slegate dalla realtà, quando non generano condizione, quando non costruiscono un senso comune, allora la democrazia diventa fragile e il pericolo di una degenerazione è dietro l’angolo. Qual’ è la via d’ uscita? La parola ha un senso solo se sa collegare l’uomo con la realtà che lo circonda. Senza questo legame, diventa inganno, manipolazione, vuoto. Se vogliamo salvare la democrazia dobbiamo ridare senso alla parola, dignità spessore, impegno. Chi occupa posti di responsabilità come i politici devono fare ammenda e tenerlo presente, ma anche i medici, i giornalisti, i magistrati, gli avvocati. Saper parlare non basta , occorre sapere usare le parole con rispetto e attenzione. Essa quando è collegata alla realtà è autentica, non banale, è capace di unire e di commuovere. Solo così si può superare il cinismo della civiltà che stiamo vivendo. Senza la parola non c’è politica, non c’è relazione, non ci potrà essere un futuro da condividere.
Una insostenibile ipertrofia comunicativa
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