De Ficchy Giovanni Esperto di Geopolitica

Iran e Libia sono alleati e amici di Mosca, la Turchia flirta da tempo con Putin, in Yemen è in corso una guerra civile e in Libano operano milizie siriane e iraniane.Il quadro mediorientale è dunque un mosaico complesso, con interessi divergenti e alleanze fluide.La Russia, approfittando del disimpegno americano e delle rivalità regionali, cerca di ritagliarsi un ruolo di mediatore e potenza influente.La sua presenza militare in Siria, il sostegno a paesi come l’Iran e la Libia, e i rapporti economici con la Turchia, ne fanno un attore con cui è necessario fare i conti.L’instabilità cronica della regione, alimentata da conflitti etnici, religiosi e politici, offre a Mosca l’opportunità di esercitare la propria influenza e di promuovere i propri interessi strategici
La Russia si presenta come mediatore di pace, ma il suo sostegno a determinati attori regionali e la vendita di armi contribuiscono ad alimentare ulteriormente le tensioni.La competizione per le risorse naturali, come il petrolio e il gas, acuisce le rivalità regionali e offre a Mosca un’ulteriore leva per esercitare pressioni sui paesi della regione.La presenza militare russa, diretta o indiretta attraverso contractor privati, rappresenta un fattore destabilizzante che complica ulteriormente il quadro geopolitico.La guerra in Ucraina ha trasformato la “cauta” cooperazione tra Russia e Iran in una “amicizia strategica”, del cui sviluppo hanno “urgente bisogno” entrambi i Paesi: sul piano militare, commerciale e della sicurezza interna. .Lo afferma un report dell’Ispi, secondo cui Teheran è diventata per Mosca un partner essenziale per aggirare le sanzioni e ottenere armi, droni in particolare, mentre la Russia fornisce all’Iran competenze tecnologiche e sostegno politico.Un’alleanza, quella tra Mosca e Teheran, che preoccupa non poco l’Occidente, sia per le implicazioni sul conflitto ucraino, sia per la stabilità del Medio Oriente.L’Ispi sottolinea come l’Iran stia sfruttando la guerra in Ucraina per rafforzare la sua posizione internazionale e ottenere vantaggi economici e politici, mentre la Russia vede nell’Iran un partner affidabile per contrastare l’egemonia occidentale e costruire un nuovo ordine mondiale multipolare.
L’obiettivo di Mosca è quello di mantenere un’influenza duratura nella regione, garantendo al contempo i propri interessi economici e di sicurezza.È la continuazione degli abili giochi di potere di Putin per ripristinare l’influenza russa ben oltre i suoi confini e soprattutto nel tumultuoso Medio Oriente.Un progetto che si è sviluppato per anni a partire dalle amministrazioni democratiche e che ha beneficiato dell’inerzia incompetente del presidente Barack Obama, e della incapacità a governare di Biden.Un piano subdolo, volto a minare le fondamenta stesse della nazione americana, un passo alla volta.Un’agenda nascosta che si nutriva della ingenuità e della fiducia mal riposta in chi governava gli Stati Uniti.Non, possiamo come Europa, e come mondo occidentale, più permetterci di restare a guardare mentre il Medio Oriente scivola lentamente verso l’abisso ,l’Italia in questo quadro si muove nel silenzio più assoluto, ma con un coinvolgimento crescente.La nostra posizione geografica, il peso delle basi NATO sul territorio e la dipendenza energetica dal Mediterraneo allargato ci pongono al centro di una crisi che potrebbe allargarsi oltre ogni previsione.Secondo fonti riservate della Difesa, nelle ultime settimane l’attività militare nelle basi di Sigonella, Aviano e Amendola è aumentata in modo significativo.Velivoli da ricognizione e droni statunitensi operano quotidianamente in missioni di sorveglianza nel corridoio orientale, mentre il flusso di comunicazioni tra Roma, Bruxelles e Washington si è intensificato.
A Israele invece interessa una cosa sola: sopravvivere.Per questo, ogni azione, ogni decisione, ogni trattativa è filtrata attraverso questa lente.La sicurezza dei suoi cittadini, la protezione dei suoi confini, la garanzia del suo futuro demografico ed economico sono le priorità assolute.Non si tratta di essere cinici o spietati, ma di realismo.In un Medio Oriente in perenne ebollizione, circondato da nemici dichiarati e minacce esistenziali, non ci si può permettere il lusso dell’idealismo ingenuo.La sopravvivenza è un imperativo, non una scelta.E per sopravvivere, Israele è disposto a tutto.
Agli USA interessa che nella regione non si creino altri santuari del terrorismo internazionale.In questa cornice, l’Iran ha un grosso problema: è un santuario del terrorismo internazionale ed è dichiaratamente nemico di Israele.Per questa ragione, è molto improbabile che gli Stati Uniti e Israele permetteranno all’Iran di munirsi di armi nucleari.Quando l’Iraq iniziò il suo programma nucleare, Israele utilizzò caccia F-16 ricevuti dagli USA e modificati per incrementarne l’autonomia, per colpire il reattore nucleare iracheno di Osirak, seppellendo sotto le bombe le velleità irachene di procurarsi un’arma atomica.Ora, l’Iran ha un programma nucleare in corso.Gli americani hanno fornito a Israele i caccia stealth F-35.Israele li ha modificati affinchè abbiano l’autonomia sufficiente per colpire Teheran e qualsiasi altro punto del territorio iraniano:
Da una settimana ha cominciato il suo programma di bombardamenti delle centrali di produzione nucleari in Iran, e gli statunitensi sono pronti a sferrare il colpo del knock out, a bombardare con delle specifiche bombe, anti bunker, i laboratori sotterranei.Israele, più che dominare, ha lavorato parecchio negli ultimi anni per raggiungere accordi di pace con buona parte dei suoi vicini:L’attacco del 7 ottobre, inizialmente percepito come l’ennesima escalation di un conflitto decennale irrisolto, ha rivelato nei tre mesi successivi una complessa rete di interessi contrastanti tra attori statali e non statali, celata sotto un fragile equilibrio.Tale situazione rischia di allargare i fronti del conflitto, rendendo molto difficile definire le alleanze.