“Bonjour, chère Giorgia, je suis le leader”, “Ma che stai a dì, ar mondo ghe pensi mi, Brigitte nun t’ha insegnato ancora niente su chi commanna? Vuoi vedere che mo la chiamo?”. Potrebbe essere iniziato con quest parole il lungo faccia a faccia tra l’inquilina di Palazzo Chigi e quello dell’Eliseo fresco di schiaffetto coniugale incassato sotto i riflettori del mondo. Manuel Macron e Giorgia Meloni, due presidenti pirandelliani “in cerca di autore” o meglio di suggello di leadership politica mondiale. L’Italiana amica dell’americano Trump e il transalpino promotore dei “volenterosi”. Due modi di intendere e affrontare la politica estera totalmente agli antipodi ma uniti dalla logica di andreottiana memoria degli obiettivi paralleli convergenti. Obiettivi personali o di Stato? Questo è il neanche tanto dilemma di Shakespeariana memoria. Entrambi pare siano candidati per un ruolo nella soap opera della politica mondiale “Un posto al sole”, sperando che qualche sceneggiatore contemporaneo non riscriva il titolo dell’opera parafrasandola in “Uno solo al posto suo”. Ma sarcasmi a parte la situazione è delicata, complicata e, per molti versi, drammatica. L’Europa cerca una figura forte da contrapporre all’inquilino dello Studio Ovale e alle altre leadership del mondo, impegnate negli ultimi tempi in conflitti, diktat e mire espansionistiche. A parte le fugaci sortite di diversi personaggi in cerca di fama i due Giorgia e Emmanuel se la contendono, partendo da posizioni diverse per arrivare a un obiettivo comune: affermare il proprio carisma. Il problema è che il mondo più che di ascendenti personali ha bisogno di idee dalle quali partire per affermare la supremazia dei valori. Chissà se ai due questa cosa è mai venuta in mente?
Roma – Giorgia e Maunel in corsa per una leadership
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