Perse il lavoro e si reinventò imprenditore

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Possibile, anche, a cinquant’anni

Qualche anno fa perse il lavoro come operaio, nel settore dell’industria salottiera, e si è reinventato operatore enogastronomico, all’insegna delle tipicità baresi. È la storia di Vincenzo Allegrezza, 55 anni che all’età di 20 inizia a lavorare, a Bitonto, come operaio in due salottifici. Prima con la “Italdesign” e, poi, passa alla “Design2000”. Tutto è andato bene per 28 anni fino a quando, sette anni fa, la crisi del comparto dell’arredamento lo lascia senza lavoro. Vincenzo, ormai, alle porte dei suoi 50 anni non si perde d’animo. Lui con la sua famiglia abita, da trent’anni, nel borgo antico della città, nei pressi della Basilica di San Nicola, al primo piano e a pian terreno è proprietario di un locale che a “Bari vecchia” si chiama sottano alla strada. Sono gli anni nei quali il turismo in quella zona della città inizia a decollare. Le navi da crociera sbarcano centinaia di passeggeri alla settimana, molti di loro, vogliosi di “baresità” soprattutto da degustare. A quel punto, l’ex operaio, insieme alla moglie Grazie e ai suoi due figli Elvira e Gaetano, intuisce che era il momento opportuno per cogliere questa ghiotta occasione e si rimbocca le maniche e decide di reinventarsi un lavoro. Prende una licenza di somministrazione di alimenti e bevande e, scimmiottando il suo cognome che mescola con le sue caratteristiche caratteriali, apre “l’allegrezza”, un’attività di vendita e somministrazione di prodotti tipicamente baresi. A dargli una mano, con il sorriso sulle labbra e l’entusiasmo tipico dei residenti dello storico quartiere di Bari, tutta la famiglia, in una sorta di armoniosa partecipazione lavorativa quotidiana. Vincenzo mette mano ai suoi risparmi di una vita e compra banconi e frigo per poter avviare la nuova attività. Una volta arredato il locale a piano strada per Vincenzo Allegrezza di cognome si apre un nuovo mondo lavorativo. Lui, prima si mette alla ricerca dei più’ tradizionali prodotti tipici della città. Inizia a capire dove poter acquistare taralli sottolio, sottaceti, rosoli pugliesi, focacce, panzerotti e bevande in generale. Insomma, solo con la formazione basata essenzialmente sulla sua forza di volontà, Vincenzo, in poche settimane, si imbarca nella sua nuova avventura lavorativa supportato da moglie e figli e sotto la sapiente guida di mamma Elvira che abita dietro l’angolo. In men che non si dica, il sogno di Vincenzo di tornare a vivere serenamente con il frutto del suo lavoro si avvera. Iniziano ad arrivare i primi clienti che comprano le immancabili orecchiette, le bottiglie di liquore di limone e di amari della Murgia, la focaccia, i panzerotti, la pizza di cipolle, le olive baresi in salamoia e alla calce e i taralli. Vincenzo quasi non crede ai suoi occhi. Ma gli avventori crescono incoraggiati, anche, dai modi semplici, gentili e genuini con i quali questa famiglia si pone nei confronti della clientela. Con l’arrivo dei turisti stranieri, Vincenzo impara, anche, qualche parola in inglese che gli permette di rispondere e soddisfare le richieste della clientela che arriva dall’estero. La moglie Grazia, dal canto suo, mentre i figli si occupano della cassa e del magazzino e Vincenzo, con il suo inseparabile motorino, è in giro a fare gli acquisti dei prodotti, si ingegna nel preparare alcuni piatti tipici della cucina barese come la tiella di riso patate e cozze, orecchiette con ragù e braciola di cavallo o di vitello, la parmigiana e i cavatelli con le cozze. Un menù quello dell’ex operaio disoccupato che è condito solo dalla voglia di lavorare all’insegna della più tipica baresità.

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