Dalla politica estera alla sanità, dalla difesa al disagio giovanile, dagli stipendi ai poliziotti al referendum. Per oltre un’ora a Montecitorio la premier Giorgia Meloni ha risposto al fuoco di fila delle interrogazioni. Tanti i dossier sul tappeto, sollecitati dall’opposizione, che dà l’ennesima prova di inconsistenza: slogan, attacchi urlanti in un’escalation di toni nel tentativo di far perdere, inutilmente, la pazienza alla presidente del Consiglio. A metà seduta Roberto Magi irrompe in aula mascherato da fantasma per contestare la scarsa visibilità dei temi referendario. Il segretario di +Europa accusa infatti il governo di non garantire un’adeguata informazione sui cinque referendum al voto l’8 e il 9 giugno. E lo fa con una chiara citazione di Marco Pannella, che il 26 maggio del 1997 si presentò a una tribuna referendaria della Rai travestito da fantasma proprio per protestare contro la scarsa informazione sui quesiti. Alla fine vien portato via di peso dai commessi.
Si parte dal disagio giovanile sul quale Meloni chiede uno sforzo bipartisan. L’atmosfera si surriscalda con Angelo Bonelli che si esibisce in un comizio stile militante su Gaza, incalzando Meloni con toni melodrammatici. Cosa intende fare? Ce lo dica da madre, glielo chiedo da padre. Dica una parola sulla politica di Netanyahu, perché non ritira l’ambasciatore italiano?
Meloni prende fiato e ribadisce la linea del governo sulla crisi mediorientale. “Fin dall’inizio del conflitto a Gaza il governo italiano è stato in prima fila sul piano diplomatico e sul piano umanitario. Ha certamente svolto un ruolo di primo piano nel prestare assistenza umanitaria alla popolazione civile, concentrando i suoi interventi sulla sicurezza alimentare, abbiamo già inviato oltre 110 tonnellate di aiuti alimentari e sanitari”. Poi Meloni ricorda che pochi giorni fa il ministro Tajani ha chiamato il suo omologo israeliano per chiedere di garantire l’accesso all’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese. Ma non è intenzione del governo richiamare l’ambasciatore italiano in Israele, chiarisce la premier. “Resto convinta che bisogna partire dal piano di ricostruzione proposto dai paresi arabi. È verso questo obiettivo che il governo continua a impegnarsi, lavorando con i leader della Regione, con i nostri partner europei, con gli Stati Uniti”.
Si passa ai duelli. Quello con Conte e quello con Schlein, decisamente il più acceso. La segretaria del Pd accusa infatti Meloni di «smantellare la sanità pubblica italiana» e di aver tagliato i fondi a fronte di un aumento delle spese sanitarie per gli italiani. «Il 10% in più, cioè quattro miliardi di euro» con l’attuale governo, «una vera e propria tassa Meloni». La premier non gradisce, scuote la testa e fa platealmente «no» con il dito. Poi replica. «Difficile confrontarsi con chi per fare propaganda è costretto a mentire», è l’affondo della presidente del Consiglio che accusa le opposizioni di disfattismo («fate macumbe sperando che le cose vadano male per risalire nei sondaggi»). Controreplica di Schlein che alza ulteriormente i toni: «Lei vive in un mondo fantastico dove se le cose funzionano è merito suo, se vanno male è sempre colpa degli altri. Torni in connessione con il mondo reale».
Sempre duro, ma non così accesso, il confronto con Conte. Accuse e controaccuse. Meloni ricorda al leader M5s che fu proprio il suo governo a prendere l’impegno per portare le spese militari al 2% del Pil. «La differenza tra me e voi è che io sono presidente di un partito che all’opposizione aveva il coraggio di scrivere che le spese sulla difesa andavano aumentate. Non ho una linea quando sto al governo e una diametralmente opposta quando sta all’opposizione», attacca la premier. Con Conte che l’accusa di «buttarla in caciara» e avere «reazioni fanciullesche». Poi trova il modo per allargare il botta e risposta sul piano di riarmo europeo anche alla crisi in Medio Oriente. «Siamo qui, nel luogo eletto della democrazia e rivolgo un appello a tutti i colleghi. Condanniamo in silenzio questo sterminio di donne, bambini, giornalisti, tutte le vittime civili di Gaza. Alziamoci in piedi», chiede Conte. Mentre i deputati di M5S, Pd e Avs si alzano, l’ex premier si rivolge direttamente a Meloni: «Lei rimane seduta, vergogna!».
Giuseppe Conte cerca di fare le pulci al governo sul riarmo. ”Devo dire che sono molto affascinata da questa sua recentissima e travolgente passione antimilitarista, che però nessuno aveva avuto modo di apprezzare quando lei era presidente del Consiglio dei ministri. Non la ricordo – incalza la presidente del Consiglio – con questa stessa linea quando da premier ha sottoscritto in pieno Covid un aumento delle spese militari valeva circa 15 miliardi di euro. E non è dato sapere come si declinassero le posizioni di oggi quando avete creato un fondo da 12 miliardi e mezzo per ammodernare la difesa. Che poi avete votato per portare fino a 25 miliardi di euro. Forse non si parlava della stessa persona. Sarà stato uno dei tanti altri Giuseppi che abbiamo visto in questi anni…”.
Meloni spiega leader dei 5Stelle che la libertà, la sovranità, la difesa degli interessi nazionali, hanno un costo. “Oggi l’Italia e l’Europa non sono autosufficienti sotto l’aspetto della sicurezza. E io, che a differenza di altri non cambio idea in base a dove gira il vento, ho sempre creduto che si dovesse costruire un pilastro europeo dell’Alleanza atlantica, capace di interloquire da pari con la colonna americana”.
Anche sul lavoro Meloni rivendica il cambio di passo del governo. “L’Italia viene da molti anni di stagnazione dei salari sotto i governi di centrosinistra. Tra il 2013 e il 2022, cioè prima dell’attuale governo, la crescita dei salari nominali in Italia è stata la metà di quella europea. Nel 2024 i salari contrattuali sono cresciuti più dell’inflazione, con una dinamica salariale migliore rispetto a quella del resto d’Europa”.