Ieri sera, 4 giugno 2025, alle 21 al Teatro Vascello di Roma, in unica data è andato in scena CONTRATTEMPO, progetto e regia di Riccardo Vannuccini, con 18 performer e il musicista Pietro Freddi (sax\elettronica).
Quello al quale assistiamo è molto più di uno spettacolo, si può definirlo invece come un diario visivo ed emotivo, una mappa poetica che racconta tre anni di lavoro di Riccardo Vannuccini nelle periferie romane.
“Contrattempo” è una performance di teatrodanza che nasce dall’incontro tra arte e territorio. Vannuccini ha attraversato le piazze, le strade e persino le case di questi quartieri simbolo, trasformandoli in spazi di improvvisazione e creazione collettiva. Ne è nato un racconto fatto di gesti impercettibili, silenzi, frammenti di vita quotidiana che si ricompongono in un’opera scenica intensa e sincera.
L’allestimento scenografico, ancor prima che inizi lo spettacolo, incuriosisce e suggestiona; il palco nudo è ingombrato di oggetti, dal mucchio di scarpe in proscenio sul lato destro, al cumulo di fumetti e libri sulla sinistra. Ai lati sedie e tavoloni con pentole, cuscini, un enorme peluce e fogli. Sulle note di Bob Dylan piano le luci di sala si spengono e i performer entrano in gruppo. È lo stesso Vannuccini ad aprire lo spettacolo al microfono, con un testo quasi incomprensibile, fatto di vocalizzi e alcune parole. La performance prende vita e gli oggetti, come anche le sedie, vengono utilizzati per creare coreografie semplici ma precise e significanti. Il progetto è costruito come una successione di numeri, quasi da circo: un campo di gioco e di battaglia in cui i gesti quotidiani e oggetti semplici diventano materia viva della scena. Danza, strada e palcoscenico si intrecciano in un collage di azioni che suggerisce corrispondenze sottili, evocazioni e possibilità. Il ritmo è serrato, i danzatori spesso percorrono lo spazio scenico di corsa, cambiando in pochi secondi l’atmosfera che avevano creato. Notevole la presenza scenica del gruppo, tra cui molti giovani e giovanissimi: in scena, assieme allo stesso Vannuccini, Rocco Cucovaz, Eva Grieco, Gabriele Guerra, Silvia Fasoli, Alba Bartoli, Maria Sandrelli, Sabrina Biagioli, Claudia Salvatore, Agata Alvia Sala, Alice Fiorentini, Negar Mojaddad, Lars Rhom, Bing Gabtshu, Gabriele Ferrara, Carlo Golinelli, Elena Bignardi, Maria Santuzzo e Laura Tutolo. Tutti bravissimi, intensi, sia nel gesto che nelle poche parole pronunciate, frasi spesso ripetute, cariche di significato. “Contrattempo” nasce da un percorso laboratoriale libero e diffuso, sviluppato nei quartieri di Corviale e Vigne Nuove, periferie romane dove ARTESTUDIO è attivamente presente da molti anni. Da questi luoghi, carichi di tensioni e possibilità, prende forma una performance intesa come transito pubblico e provvisorio del lavoro svolto: un attraversamento poetico che restituisce alla città ciò che è stato vissuto e raccolto, in forma scenica.
Ad accompagnare la narrazione i testi di autori come T. S. Eliot, Ingeborg Bachmann, Hans Magnus Enzensberger, Antonia Pozzi e Danilo Kiš, intrecciati a una colonna sonora che spazia da Max Richter a Bob Dylan, passando per Arvo Pärt e Pietro Freddi. Scene, luci e costumi sono sapientemente curati da Yoko Hakiko e la collaborazione alle coreografie è di Eva Grieco.
Vannuccini dirige, coadiuvato da Francesca Fratini, assistente alla regia, un lavoro straordinariamente vitale, che trasmette e restituisce un’energia dirompente, contagiosa, dove lo spettatore è chiamato a una funzione rituale, a un’esperienza di visione che è anche ascolto, presenza. I lunghi applausi finali sono il solo modo che il pubblico ha per esprimere un sincero “grazie” per la visione di uno spettacolo che infonde speranza.
La serata al Teatro Vascello rappresenta un momento culminante, ma non la conclusione del progetto. “Contrattempo” tornerà infatti nei luoghi dove tutto è nato, con due nuove tappe: il 12 giugno a Corviale e il 20 giugno a Vigne Nuove. Un teatro che cammina, ritorna, si mescola ai luoghi e alle persone.



Angela Giassi