Autonomia regionale:mistero della politica italiana

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Le ultime elezioni regionali in Basilicata hanno messo in evidenza che l’istituzione regionale che dovrebbe essere quella più vicina ai cittadini al punto di volerla trasformare in istituto cardine della nazione, appare quella più lontana. Anche se all’interno di una costante diminuzione di partecipazione alle tornate elettorali , si vota più alle politiche e alle municipali che alle regionali Sorge spontanea la domanda:.”Come mai si tenta di far passare a tutti i costi la riforma delle autonomie regionali , sfasciando lo Stato centrale per promuovere un’istituzione che i cittadini percepiscono lontana , e meno importante del proprio comune o del Governo o del Parlamento? Le regioni nate con il proposito di riformare lo Stato centrale e di creare e migliorare una classe dirigente che potesse rispondere sui territori alle esigenze dei cittadini, si sono rivelate un ostacolo al miglioramento delle funzioni pubbliche , e con la riforma Calderoli si rischia di creare nuovi feudi, soprattutto nel meridione.Il fallimento delle regioni appare in tutte le funzioni che dovrebbe assolvere tale istituzione. Basta guardare allo sfascio del sistema sanitario nazionale per renderci conto di quanto abbiamo evidenziato . Se le regioni hanno piena competenza in questa materia e siamo arrivati ad un tale stato di cose, come si può immaginare di dare loro maggiori funzioni? Il COVID , del resto, ha messo a nudo tue le carenze e il rischio di affrontare una pandemia con competenze regionali frammentate. Il sistema politico italiano , sia destra che a sinistra, dovrebbe riflettere sul fatto che le regioni rappresentano l’esempio più clamoroso del fallimento e del tentativo di decentralizzazione delle funzioni statali. Gli anni antecedenti la nascita delle regioni, furono caratterizzati da grandi aspettative. In quel periodo storico si intravedevano i limiti organizzativi dello Stato centrale , logorato nei suoi apparati dal clientelismo. Per cui la nascita delle regioni si poneva davanti il raggiungimento di tre obiettivi fondamentali: riforma dello Stato centrale e renderlo più efficiente nelle periferie, promuovere e migliorare la classe dirigente, per renderla meno esposta alla corruzione. Obiettivi che sono miseramente falliti. Ogni regione si è comportata come uno Stato federale e i Presidenti come governatori.Non a caso oggi sembra sparita la parla. presidente, ma si usa, impropriamente, quella di governatore. Il nostro Paese è cresciuto economicamente e si è affermato nello scacchiere internazionale quando era unito e coeso ed è entrato in una crisi latente da quando si è disunito. Le regioni, ad oggi, sono state una fonte di disunità e di crisi.

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