A Pontecorvo (FR) il 18 maggio la prima conferenza nazionale sulle “marocchinate”

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Con il termine marocchinate vengono generalmente definiti tutti gli episodi di violenza sessuale e violenza fisica di massa, ai danni di migliaia di individui di tutte le età (ma soprattutto di donne) effettuati dai goumier marocchini inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia (Corps expéditionnaire français en Italie – CEF) durante la campagna d’Italia della seconda guerra mondiale. Questi episodi di violenza sfociavano a volte anche in esecuzioni coatte degli abitanti delle zone sottoposte a razzia e violenza, e raggiunsero l’apice durante i giorni immediatamente successivi all’operazione Diadem e lo sfondamento della linea Gustav da parte degli Alleati.

Il 14 maggio 1944 le unità del Corpo di spedizione francese in Italia, composto per il 60% da reparti di origine nordafricana, attraversando un terreno apparentemente insuperabile nei monti Aurunci, aggirarono le linee difensive tedesche nell’adiacente Valle del Liri, consentendo al XIII Corpo britannico di sfondare la linea Gustav e di avanzare fino alla successiva linea di difesa predisposta dalle truppe germaniche, la linea Adolf Hitler. In seguito a questa battaglia si verificarono i saccheggi dei paesi e le violenze sulla popolazione denominate appunto marocchinate.

A seguito delle violenze sessuali molte persone furono contagiate da sifilide, gonorrea e altre malattie a trasmissione sessuale, e solo l’uso della penicillina statunitense salvaguardò quelle zone da una vasta epidemia. Molte donne rimasero incinte e altrettante abortirono o ebbero aborti spontanei; benché non siano state fatte ricerche in merito, si ritiene che si verificarono diversi casi di suicidio tra le donne violentate, nonché molti casi di infanticidio della prole nata dallo stupro.

Per le migliaia di donne rimaste incinte, il solo orfanotrofio di Veroli, accoglieva dopo la guerra circa 400 bambini nati da quelle violenze sessuali.

Il sindaco di Esperia (comune in provincia di Frosinone) affermò che nella sua città 700 donne su un totale di 2.500 abitanti furono stuprate, e alcune di esse, in seguito a ciò, morirono. Con l’avanzare degli Alleati lungo la penisola, eventi di questo tipo si verificarono altrove: nel Lazio settentrionale e nella Toscana meridionale.

Lo scrittore Norman Lewis, all’epoca ufficiale britannico sul fronte di Montecassino, narrò gli eventi: «Tutte le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino, e Morolo sono state violentate… A Lenola il 21 maggio hanno stuprato cinquanta donne, e siccome non ce n’erano abbastanza per tutti hanno violentato anche i bambini e i vecchi. I marocchini di solito aggrediscono le donne in due – uno ha un rapporto normale, mentre l’altro la sodomizza.»

Diverse città laziali furono investite dalla furia dei goumier (truppe marocchine): si segnalano nella Provincia di Frosinone le cittadine di Esperia[, Pontecorvo, Vallecorsa, Castro dei Volsci, Vallemaio, Sant’Apollinare, Ausonia, Giuliano di Roma, Patrica, Ceccano, Supino, San Giorgio a Liri, Coreno Ausonio, Morolo e Sgurgola, mentre nella Provincia di Latina si segnalano le cittadine di Lenola, Campodimele, Spigno Saturnia, Formia, Itri, Terracina, San Felice Circeo, Roccagorga, Priverno, Maenza e Sezze, in cui numerose ragazze e bambine furono ripetutamente violentate, talvolta anche alla presenza dei genitori.

Numerosi uomini che tentarono di difendere le proprie congiunte furono uccisi o violentati a loro volta. Il parroco di Esperia don Alberto Terrilli che cercò invano di salvare tre donne dalle violenze dei soldati, fu legato e sodomizzato tutta la notte, morendo due giorni dopo per le sevizie subite.

A Pico i soldati statunitensi del 351º reggimento fanteria (della 88ª divisione di fanteria, i cui membri erano soprannominati i “blue devils” per la loro ferocia in combattimento) giunsero mentre i goumier stavano compiendo le violenze, ma furono bloccati dal comandante francese del reparto, che disse loro che “erano qui per combattere i tedeschi e non i francesi”.

In una relazione redatta il 28 maggio 1944 del capitano italiano Umberto Pittali viene detto che “ufficiali francesi lasciano ai marocchini una discreta libertà di azione” e “preferiscono ignorare” quanto accade. Secondo un testo «Addirittura c’è tra loro chi non ha paura di parlare di vero e proprio “diritto di preda” per i reparti marocchini»

“Dimmi la verità” è lo slogan della prima Conferenza Nazionale sulle marocchinate che si svolgerà sabato 18 maggio 2024, con inizio alle ore 17, nella sala del consiglio comunale di Pontecorvo (FR).

Ad organizzarla l’associazione nazionale vittime delle marocchinate, presieduta dallo scrittore e ricercatore storico Emiliano Ciotti, autore di libri sugli stupri compiuti dalle truppe coloniali francesi contro la popolazione civile italiana.

Sono trascorsi 80 anni dall’immane tragedia che colpì la provincia di Frosinone, quando nel 1944 le truppe coloniali francesi si accanirono su cittadini italiani inermi. Per questo l’ANVM ha scelto di tenere a Pontecorvo la prima conferenza nazionale su un crimine orrendo che è passato alla storia con il termine “marocchinate”.

“La Ciociaria fu il territorio più martoriato da questo flagello – dichiara Emiliano Ciotti, presidente nazionale dell’ANVM – le violenze iniziarono nel luglio 1943 con lo sbarco alleato in Sicilia e nel 1944 proseguirono in Campania, Lazio e Toscana. Nella loro avanzata sul suolo italiano, le truppe coloniali francesi lasciarono una lunga scia di sangue e di morte.

La conferenza nazionale di sabato 18 maggio a Pontecorvo, alla quale invitiamo fin d’ora amministratori pubblici e cittadini – conclude Ciotti – servirà per rievocare vicende da troppo tempo dimenticate.”

L’evento ha il patrocinio dell’amministrazione comunale di Pontecorvo guidata dal Sindaco Anselmo Rotondo.

ANVM, associazione nazionale vittime delle marocchinate

L’Associazione Nazionale Vittime delle “marocchinate” nasce nel 2007 per volontà di Emiliano Ciotti, che con determinazione cerca di far conoscere alle nuove, e alle vecchie generazioni, una tragedia immane. Il dolore e l’umiliazione patita dalla popolazione italiana e dai prigionieri italiani a causa delle barbarie dell’esercito francese rimaste nel cassetto per troppo tempo.

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