Ormai è diventato un ritornello l’ affermazione che la politica estera è il tema principale su cui si gioca la credibilità della coalizione di centrodestra e centrosinistra, ma con qualche differenza. A destra l’ alleanza è contraddittoria , ma è solida. I leader dei partiti della coalizione, tranne Salvini che si atteggia a battitore libero sono concordi sulla fedeltà alla Nato e leali verso l’ Ucraina, chiunque sia il governo degli Usa , rapporto paritario se non prevalente con la Casa Bianca, rispetto all’Ue, inteso come relazione con l’asse Parigi- Berlino.Salvini, quindi si muove lungo un’ altra direttrice: dice di essere fedelissimo di Trump con la speranza che il Presidente americano stabilisca rapporti sempre più forti con il suo amico , Vladimir Putin. Il leader della Lega è manifestamente contrario al programma di riarmo della Von der Leyen e si augura che le intese internazionali, possano bloccare il piano europeo che si fonda sull’ asse franco-tedesco. In sintesi è la stessa frattura che troviamo a sinistra, ma con una differenza. La maggioranza di governo è ben collaudata, perché nonostante alcuni significativi distinguo, riesce a stare insieme, perché la Lega non ha margine di manovra tale per far cadere il governo, con il rischio di andare ad elezioni anticipate, alle quali andrebbe con un 8% e scarse prospettive di crescita. Andando nel campo avverso del centrosinistra , rispetto alla coalizione di maggioranza, non esiste una gerarchia di forze già riconosciuta. La leadership di Elli Schlein è pressoché virtuale ed è contestata da Giuseppe Conte. Sul Medioriente l’ unità è possibile, solo a patto di assumere una posizione anti Israele. È una linea in cui si trovano a loro agio , sia Conte che il duo Fratoianni-Bonelli, il PD più tiepido. Alla base dell’ atteggiamento del PD c’è una ragione politica molto evidente. La solidarietà a Gaza è scontata, ma serve anche per misurare gli equilibri di potere all’ interno del centrosinistra: porsi senza alcuna mediazione,non tanto contro Netanyahu, bensì contro Israele e il suo diritto all’esistenza,ignorare Hamas e il controllo terroristico che il gruppo esercita nella Striscia e negli altri territori palestinesi, significa rinunciare al ruolo guida della coalizione e rassegnarsi ad un Conte in ascesa. Lo stesso vale per l’ Ucraina. Non è pensabile che l’ UE abbandoni la strada del riarmo ed in particolar modo la Germania e i Paesi dell’ Est che sono più esposti alla minaccia russa. Sarà questo un punto di scontro con i pacifisti che sono contrari alla svolta militare. Questi sono i temi oggetto della politica estera . Sul futuro dell’ Ucraina, della Nato e il rapporto con Mosca ,il PD e i Cinque Stelle dovranno trovare un punto d’ incontro. Da ciò potrà dipendere la leadership futura del centrosinistra e l’ obiettivo di varcare la soglia di Palazzo Chigi .
Simbiosi tra politica estera e piano di riarmo
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