Nasce il “campo Gaza” a Roma per il 7 giugno: escamotage della sinistra per tirare la volata al referendum dell’8 e 9 giugno

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La manifestazione per Gaza si farà il 7 giugno a Roma, anche per tirare la volata ai referendum dell’8 e 9 giugno. Pd, M5S e Avs in una nota congiunta sottoscritta da Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno ufficializzato la piazza e la piattaforma dell’iniziativa: sarà la mozione unitaria già presentata dai tre partiti in Parlamento. Più Europa non la sottoscrisse, ma ribadisce l’adesione alla manifestazione. “Tutte e tutti a Roma sabato 7 giugno. Una grande manifestazione nazionale per fermare il massacro del popolo palestinese”, scrivono i leader di Pd, M5S e Avs.

“Una piattaforma chiara, inscritta nella mozione parlamentare che unitariamente abbiamo presentato in Parlamento. Facciamo appello a tutte e tutti coloro che sentono come insopportabile quello che sta succedendo: mobilitiamoci insieme per fermare il massacro e i crimini del governo Netanyahu a Gaza”, sottolineano. Un’impostazione  non condivisa da Iv e Azione. Sia Italia Viva che Carlo Calenda chiedono di integrare la piattaforma con le richieste avanzate da Sinistra per Israele: “Ci sembra che siano un giusto completamento a quelle presentate  da Pd M5S e AVS. Ci uniamo alla richiesta di integrare quei punti negli intenti della manifestazione del 7 giugno”, dice Calenda.

In Transatlantico risponde a stretto giro Fratoianni incrociato dai cronisti, e la risposta del leader di Sinistra Italiana è concisa: “No, non si cambia. La piattaforma è quella, è chiara e ampia, ben 11 punti”. E anche dal Movimento arriva uno stop: “Evitiamo di annacquare e diluire i contenuti di quella piazza – spiegano fonti M5S- la cornice della piattaforma è la mozione unitaria”. Testo su cui, ricordano i 5 Stelle, “Azione Iv si sono astenute mentre in Più Europa, Riccardo Magi ha votato a favore e Benedetto Della Vedova si è astenuto”. E proprio Della Vedova in serata si è unito alla richiesta di Iv e Azione: “Trovo fondamentale che si aggiunga la condivisione delle istanze formulate da Sinistra per Israele in vista della manifestazione del 7 giugno”.

I punti principali della mozione unitaria Pd-M5S-Avs su Gaza erano, innanzitutto, la richiesta al governo Meloni di riconoscere lo stato di Palestina. E poi il cessate il fuoco immediato a Gaza, la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas, la fornitura di aiuti umanitari, il rispetto della tregua in Libano e il pieno rispetto del diritto internazionale. La sospensione delle forniture e compravendita di armi con Israele, sollecitare sanzioni in sede europea nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale nei confronti di Netanyahu e Gallant.

I punti che Sinistra per Israele chiede di integrare nella piattaforma di Pd, M5S e Avs sono la richiesta della liberazione immediata di tutti i rapiti israeliani; l’esposizione sempre anche delle coccarde gialle dei rapiti; che sia espressa solidarietà attiva verso gli israeliani che si oppongono al governo e verso i palestinesi che si oppongono a Hamas”. Ed inoltre “⁠che l’iniziativa affermi la necessità dello smantellamento di Hamas; la ⁠condanna del dilagante antisemitismo, anche quando si manifesta nelle forme dell’ostilità verso i singoli cittadini di Israele, rifiutando qualunque avallo al principio della colpa collettiva; ⁠il rilancio della prospettiva di pace con al centro la proposta di ‘due popoli e due Stati’”.

La richiesta, per il momento, non sembra possa essere accolta. Quanto al luogo in cui si terrà la manifestazione è ancora in ballo, in quanto diverse piazza a Roma sono già prenotate per altri eventi. Piazza del Popolo che era stata inizialmente individuata, ospita un concerto il 7 giugno. “Domani definiamo, una piazza a Roma la troveremo”, dice Fratoianni.

Poveri palestinesi. Non bastano i bombardamenti di Netanyahu, che quotidianamente minacciano e uccidono i civili nel tentativo di eliminare i terroristi di Hamas. Nell’ipocrisia delle finte trattative di tregua, che caratterizzano le cronache quotidiane degli scambi tra Tel Avis e Gaza, anche la politica italiana non disdegna di giocare un ruolo ambiguo e cinico. Sulla mobilitazione di piazza, per esempio, quella lanciata prima dalle colonne di “Repubblica” e poi dai leader della sinistra per fare pressione su Israele affinché allenti la morsa sui Territori.

A parte la questione non marginale degli striscioni e delle bandiere il  tema centrale  riguarda la data che, guarda caso, la prima proposta del Pd è quella del 7 giugno,  il giorno prima del referendum dove la sinistra e la Cgil si giocano la faccia alla ricerca del quorum sui referendum. Il tentativo è di mobilitare persone e media nel giorno ideale per far passare il messaggio che esiste un “popolo” di sinistra, che non è il caso di “andare al mare”, che chi era in piazza per i palestinesi può esserlo, nelle urne, per i lavoratori a cui viene chiesto di schierarsi sui referendum. Il Partito Democratico (PD), il Movimento 5 Stelle (M5S) e Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), con il sostegno della Cgil, vogliono una grande mobilitazione nazionale per chiedere la fine delle ostilità nella Striscia di Gaza per sabato 7 giugno, con Roma come sede principale dell’evento. Peccato che una data, per i pro Pal italiani, ci fosse già: il 21 giugno, quando dovrebbe svolgersi la stessa manifestazione, già fissata da tempo, a Porta San Paolo, Roma, intitolata “No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo”, iniziativa promossa da oltre 300 realtà, tra cui Arci, Cgil, Anpi, Greenpeace Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo, e la comunità palestinese. Questa mobilitazione si inserisce nella campagna internazionale “Stop Rearm Europe” e mira a protestare contro il riarmo europeo e a sostenere la liberazione di Gaza e della Palestina. Perché non farne una sola, il 21? Perché anticipare quella dei partiti al 7 giugno? La molla che guida la partecipazione pensa al quorum,  con buona pace dei palestinesi che chiedono e meriterebbero un sostegno bipartisan e disinteressato.

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