Alessandra Todde è una politica italiana, dal 20 marzo 2024 presidente della Regione Autonoma Sardegna. È stata sottosegretaria di Stato al ministero dello sviluppo economico dal 16 settembre 2019 al 13 febbraio 2021 nel governo Conte II, viceministro al ministero dello sviluppo economico dal 1º marzo 2021 al 22 ottobre 2022 nel governo Draghi, vicepresidente del Movimento 5 Stelle dal 21 ottobre 2021 all’11 dicembre 2023 e deputata alla Camera dal 13 ottobre 2022 al 9 aprile 2024.
In vista delle elezioni regionali del 2024, il 9 novembre 2023 si candida alla presidenza della regione Sardegna, sostenuta da una larga coalizione di centro-sinistra composta, oltre al Movimento 5 Stelle – che nella propria lista ospita candidati degli indipendentisti di A Innantis! – da Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, DemoS, PSI, Fortza Paris, i Progressisti di Massimo Zedda e altri movimenti autonomisti e di sinistra come Orizzonte Comune e Sinistra Futura oltreché da una propria lista civica che include alcune civiche cagliaritane, esponenti della società civile e Italia in Comune, e avvia la relativa campagna elettorale. Todde viene sostenuta anche da Centro Democratico, Insieme e Partito Gay, anche se questi non presentano una propria lista, e sfida Paolo Truzzu del centro-destra, l’ex PD Renato Soru e la candidata civica Lucia Chessa. L’11 dicembre Chiara Appendino la sostituisce alla vicepresidenza del Movimento 5 Stelle.
Il 20 marzo 2024 viene resa ufficiale la sua vittoria, con 3.061 voti di vantaggio sullo sfidante Paolo Truzzu, diventando così la prima donna presidente della Sardegna e la prima esponente del Movimento 5 Stelle alla guida di una regione. Ne assume le funzioni quello stesso giorno.
Il 3 gennaio 2025, a meno di un anno dalla sua elezione, il Collegio regionale di garanzia della Corte d’Appello di Cagliari ha emesso un’ordinanza di ingiunzione al Consiglio regionale della Sardegna, intimando a quest’ultimo di dichiararne la decadenza dal ruolo di consigliera regionale (e, di conseguenza, dal ruolo di Presidente di regione) per presunte inadempienze nella rendicontazione delle spese sostenute durante la campagna elettorale per le elezioni regionali del 2024.
Il 24 aprile 2025, la Procura della Repubblica di Cagliari ha depositato una richiesta al TAR in cui richiede l’annullamento del provvedimento del Collegio regionale di garanzia elettorale nella parte in cui si dispone la decadenza, mantenendo invece la sanzione pecuniaria in forma ridotta.
Il Tribunale di Cagliari ha respinto il ricorso della governatrice grillina, eletta a febbraio 2024, contro la richiesta di decadenza sottolineando che la competenza è rimessa dalla legge al Consiglio regionale”. Il collegio della prima sezione civile del Tribunale ha rigettato l’impugnazione contro l’ordinanza-ingiunzione del Collegio di garanzia che a febbraio aveva dichiarato la decadenza della governatrice. I giudici sottolineano che “il provvedimento contestato non ha disposto la decadenza, ma, ritenendo che le violazioni accertate comportassero detta conseguenza, ha disposto la trasmissione degli atti al presidente del Consiglio regionale”.
I giudici ribadiscono che la palla sul futuro della governatrice 5Stelle, che aveva ringalluzzito il Pd sulla strada del campo largo, torna al palazzo di via Roma a Cagliari. “Non rientra nella competenza del Collegio di Garanzia né in quella del Tribunale. La competenza – si legge nel dispositivo – è rimessa dalla legge al Consiglio regionale. Effettuato detto vaglio, che rimane insindacabile dal Consiglio regionale, quest’ultimo assumerà le sue determinazioni sulla decadenza, tenendo fermo quanto accertato in questa sede. Null’altro si deve quindi dire sul punto”.
Todde annuncia di andare avanti: “A differenza di chi sceglie lo scontro con la magistratura, noi rispettiamo il ruolo dei giudici e le loro decisioni, anche quando non le condividiamo, come in questo caso. Proprio perché crediamo nello Stato di diritto, che prevede tre gradi di giudizio, abbiamo il diritto e dovere di difenderci nel processo, non dal processo. Quindi impugniamo la sentenza”. A questo punto il destino della Todde è appeso a un filo e l‘ipotesi di elezioni anticipate non è cosi remota.
“Oggi si è consumata una pagina importante nella vita politica della Sardegna, con la sentenza che ha sancito la piena legittimità della decadenza della presidente Alessandra Todde”. Così Gianni Lampis di FdI. Quella dei giudici – spiega – “è una decisione che suggella senza alcuna necessità di appello il pressappochismo e l’incapacità della gestione grillina. Un’incapacità che già avevamo denunciato con forza fin dal 3 gennaio scorso. La legislatura guidata da Todde e dal centrosinistra è fallita miseramente. Non solo sul piano politico – continua il parlamentare sardo – ma soprattutto su quello giuridico. Un fallimento che si manifesta nella gestione superficiale, nel disinteresse verso le reali esigenze dei sardi, e in un modo di governare che ha dimostrato di non saper garantire né stabilità né efficacia amministrativa”.
Il verdetto del tribunale segna anche il fallimento del campo largo. “Un campo politico troppo ampio che si sarebbe trasformato rapidamente in un terreno incolto. È giunto il momento di mettere fine ai giochi di palazzo, alle tattiche per mantenere a ogni costo una poltrona, al prezzo di sacrificare il bene della Sardegna e dei suoi abitanti”. La presidente Todde – conclude Lampis – per senso di responsabilità e rispetto verso i sardi, dovrebbe dimettersi immediatamente, aprendo la strada a un cambiamento reale”.
“Si continua a parlare di campo largo, campo stretto, campo alto, basso, giusto, campo morto, campo santo. La verità è che i cittadini votano i progetti politici e il movimento Cinquestelle si preoccupa di costruire progetti politici seri, concreti, ma soprattutto si preoccupa di costruire progetti che mantengano gli impegni che annunciano ai cittadini”.
Conte lo scandisce. “Noi ci preoccupiamo anche del giorno dopo, perché sennò ci mettiamo tutti insieme e allora uno può sperare nella sommatoria aritmetica, il che qualche volta può funzionare, in politica di solito non funziona, ma soprattutto non funziona il giorno dopo”.