G7, i grandi della terra mettono in guardia la Meloni ed affossano la dottrina nazional-populista

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La grande polemica sull’aborto e sui diritti di donne trova la sua risoluzione con le parole coese e convinte di tutti i grandi della terra, che sembrano un monito forte per tutti, ed un sommesso avvertimento per il governo italiano.

Le parole di Joe Biden sono inequivocabili, nei contenuti e nei destinatari “non arretreremo sui diritti delle donne” tuona il Presidente degli Stati Uniti d’America, arrogandosi, a ragion veduta, il diritto di parlare a nome di tutto il summit riunito includendo tutti i leader, con buona pace della Premier italiana, raccogliendo il favore di tutti i paesi ospitati a Borgo Egnazia. L’Europa ed il mondo che verranno hanno scelto la propria direzione nel momento peggiore possibile con due conflitti in atto e soprattutto con le posizioni interne dei leader dei paese membri del summit mai così in bilico, dalla propaganda sulle condizioni di Joe Biden negli U.S.A, alimentata dagli oppositori, Donald Trump su tutti, fino alla palese sconfitta di Macron alle elezioni europee che hanno portato il Presidente della Francia a sciogliere le camere ed indire in Luglio le elezioni per l’assemblee nationale, dove sfiderà Marine le Pen forte della vittoria e con il consenso, almeno stando alle urne, di una larga fetta del popolo francese. Non sembra esserci però un’alternativa forte e conservatrice alla spinta progressista imposta con forza dal G7, basti pensare alla quasi grottesca passerella riservata a Milei, presidente argentino apparso decisamente fuori contesto. Biden a dispetto delle critiche e delle insinuazioni riesce in un piccolo capolavoro strategico ben coadiuvato dai leader europei e dalla stessa Meloni con l’invito del premier indiano e di Lula, presidente del Brasile, aprendo le porte del mondo occidentale anche un una potenza mediorentale come gli Emirati Arabi Uniti, avviando in modo chiaro la politica WEST, NEVER OUT THE REST, che punta tra le righe a creare un nuovo mondo con linee guida molto chiare, con tematiche nuove, probabilmente più innovative della potenza tecnologica dei cinesi e sicuramente più solide delle difese russe, anche di quei missili supersonici fatti sfilare a Cuba, in attesa di comprendere gli esiti della storica conferenza di Lucerna sulla pace, il mondo occidentale e progressista, scosso nelle sue fondamenta e nel suo momento di maggiore fragilità, con una forte politica di inclusione impone un aut-aut senza precedenti al resto del mondo, isolando Mosca e Pechino e facendo la sua mossa più decisa sullo scacchiere mondiale, con l’auspicio che non si riveli anche la più azzardata.

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