Steve Bannon contro Papa Leone XIV: ‘Quest’elezione è completamente truccata, creata dalla Curia globalista di Bergoglio’

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Con l’elezione del cardinale Robert Francis Prevost a nuovo pontefice il mondo cattolico accoglie  con sorpresa e curiosità Papa Leone XIV. La scelta di questo nome è un richiamo diretto a figure imponenti della tradizione ecclesiastica, e un indizio prezioso sul tipo di pontificato che potremmo aspettarci. Scegliere un nome da Papa non è mai un gesto banale: è un messaggio, una dichiarazione d’intenti, una visione condensata in una parola.  “

‘Nomen omen’, il nome Leone racconta molto più di quanto sembri a prima vista perché è  un modo per evocare forza, autorevolezza e spirito di guida. Il leone, peraltro, è un simbolo potente nella cultura cristiana: rappresenta la regalità, il coraggio e la protezione del gregge. Papa Leone XIV sembra voler raccogliere proprio questa eredità, inserendosi nel solco di pontefici che hanno affrontato periodi turbolenti con fermezza e visione.

Prevost  scegliendo questo nome potrebbe aver voluto indicare una Chiesa che unisce dottrina e impegno sociale, guardando tanto a Leone I, campione della fede in un’epoca di caos, quanto a Leone XIII, promotore del dialogo tra Chiesa e mondo del lavoro. In un momento storico segnato da sfide globali e divisioni interne, il nome Leone potrebbe rappresentare una chiamata all’equilibrio e alla responsabilità, nel segno della continuità e della fermezza pastorale.

Prevost, 70 anni il prossimo settembre, è stato eletto dai 133 cardinali riuniti nella Cappella Sistina al secondo giorno di Conclave, al quarto scrutinio e dopo due fumate nere ed è  il primo papa americano della storia della Chiesa cattolica. Membro dell’Ordine di Sant’Agostino, unisce un forte senso del dovere e della disciplina alla profonda esperienza maturata come missionario in Perù.

Prima della sua elezione a capo della Chiesa cattolica, il cardinale statunitense Robert Francis Prevost non ha esitato a criticare apertamente il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il suo vice J.D. Vance, esprimendo il suo rifiuto per politiche che considerava contrarie ai valori cristiani

È la prima volta nella storia della Chiesa cattolica che uno statunitense diventa Papa, un evento che la Casa Bianca ha salutato come un “grande onore”, ma i commenti di benvenuto non cancellano le precedenti posizioni del nuovo Pontefice Leone XIV, che sono state segnate da chiare critiche all’approccio di Trump.

Il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance ha elogiato l’assunzione della guida del Vaticano da parte di Robert Francis Prevost e ha espresso il suo sostegno in un messaggio pubblicato su X giovedì scorso.

Vance ha scritto nel suo post: “Sono sicuro che milioni di cattolici americani e altri cristiani pregheranno per il suo successo nella guida della Chiesa. Dio lo benedica!”.

Vance, che si è convertito al cattolicesimo nel 2019, è stato uno degli ultimi politici statunitensi a incontrare di persona il defunto Papa Francesco, nonostante le tensioni che hanno guastato il rapporto tra quest’ultimo e l’amministrazione Trump su una serie di dossier politici.

Prima della sua nomina, Papa Leone XIV ha criticato chiaramente le politiche di Trump, soprattutto in materia di immigrazione e giustizia sociale.

A febbraio ha pubblicato un tweet intitolato: “J.D. Vance si sbaglia: Gesù non ci chiede di organizzare il nostro amore per gli altri”, una critica implicita alla retorica politica basata sulla discriminazione.

Ad aprile ha ripubblicato un post in cui commentava l’incontro tra Trump e il presidente di El Salvador Najib Bukele, in merito alla deportazione di membri di gang in carceri accusate di violazioni dei diritti umani, affermando che: “Non vedi la sofferenza, non senti il pungolo della coscienza?”.

Sebbene l’account da cui sono nate queste critiche non sia stato ufficialmente attribuito al nuovo Papa, i post hanno scatenato l’indignazione dei repubblicani più intransigenti, che si sono affrettati a criticare la sua scelta come Pontefice.

Questo contesto suggerisce che i rapporti tra le due parti potrebbero essere tesi, soprattutto se Leone XIV seguirà le orme del suo predecessore, Papa Francesco, che in precedenza aveva definito le politiche sull’immigrazione di Trump una “vergogna”.

Laura Loomer, nota sostenitrice e attivista di Trump, è stata tra i critici più accesi e ha attaccato sui social media le posizioni del Papa sull’immigrazione, dicendo: “Non ho bisogno di essere cattolica per capire cosa sta succedendo. Non c’è nulla da festeggiare. Volete piangere per un papa che sostiene l’immigrazione di massa e le frontiere aperte?

Ma le critiche del nuovo Papa non significano che non ci siano potenziali punti di incontro con l’amministrazione repubblicana. Ci sono chiari punti di convergenza, in particolare la posizione comune sull’aborto, di cui sia Trump che Vance e Leone XIV esprimono il rifiuto.

Pur avendola prevista alcuni giorni prima della sua ufficialità, l’elezione di Papa Leone XIV non è andata giù a Steve Bannon che ha definito “completamente truccata” l’elezione del nuovo Papa, Leone XIV. L’ex stratega e oggi alleato cattolico dell’attuale presidente degli Stati Uniti d’America aveva parlato del pontefice come di un “Papa anti-Trump”.

Già dieci giorni prima della fine del Conclave, l’ex stratega del Potus aveva sottolineato come il nuovo pontefice potesse essere un nome a sorpresa e come né i bookmakers né i media parlassero abbastanza di Prevost. “Ho fatto le mie ricerche, dietro le quinte non si parlava d’altro”, racconta al Corriere della Sera, vantandosi di “sapere cosa faccia la Curia prima ancora che lo faccia”. L’alleato del Presidente degli Stati Uniti avrebbe voluto il cardinale africano Robert Sarah e ha definito quella fatta dal Conclave come “la peggior scelta per i cattolici MAGA, un Papa che Bergoglio e la sua cricca volevano”.

Secondo Bannon, la scelta è ricaduta su di lui in quanto uomo capace di risolvere due problemi in seno in questo momento al Vaticano. “Dovevano trovare qualcuno più organizzato ma ideologicamente allineato con Francesco per finire la radicale re-immaginazione della Chiesa di Bergoglio che ha abbandonato la Messa in Latino e il cattolicesimo tradizionale pre-Consiglio Vaticano II”, e qualcuno che potesse far ripartire le donazioni alla Chiesa dagli Stati Uniti, donazioni che sono “crollate di quasi il 50%” e che ora possono tornare ad aumentare.

“In America c’è un boom della Chiesa” – dice – “Il cattolicesimo tradizionalista è in ascesa, particolarmente tra i giovani maschi ma la leadership della Chiesa cattolica si sta spostando a sinistra mentre quella Usa va a destra. Stiamo andando verso lo Scisma. C’è gente che vuole riportare la Messa in Latino e ribaltare il Consiglio Vaticano II e che non mollerà”, prevede.

Sul fatto che sia Trump che Vance si siano congratulati col nuovo Papa, dice che fosse un atto doveroso ma che è in atto “una battaglia per chi sa che la Chiesa è stata distrutta”. Bannon sottolinea come gli States avranno ora due leader mondiali e prevede che, sul tema dell’immigrazione, il Papa si schiererà contro le espulsioni di massa, cosa che “non sarà tollerata”. Quindi procede con un affondo contro il precedente pontefice. Bergoglio. che non considerava “un Papa legittimo, bensì un apostata”.

Per Steve Bannon il papa ‘è americano ma non troppo, anzi i cardinali americani l’hanno definito il meno americano tra loro; è nato in America, ma è più del Perù, è vicino alla Teologia della Liberazione. Bergoglio l’ha creato e selezionato per questa posizione. È cardinale da solo due anni. L’ha messo a capo del potente dicastero dei Vescovi per farlo conoscere. Il fratello ha detto al Daily Mail che avevano parlato del nome Leone prima che il Conclave iniziasse. È impossibile per un arcivescovo americano virtualmente sconosciuto, cardinale da meno di due anni, arrivare ad un Conclave e vincere nella quarta votazione. È stata la Curia globalista di Bergoglio. Quest’elezione è completamente truccata”, ha concluso.

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