Specie invasive: un problema silenzioso

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In uno studio pubblicato su Nature, si identificano ben 162 specie invasive su tutto il territorio mondiale. Si tratta di specie viventi aliene, non autoctone ma distruttive per la biodiversità dell’area geografica che le ospita o che diventerà la loro prossima casa. Spesso vengono introdotte dall’uomo (le nutrie, per esempio, importate dal Sud America verso la fine dell’800 per compensare alla crescente richiesta di pellicce), ma in altri casi si trovano costrette ad ampliare i periodi di migrazione a causa delle temperature in costante crescita a livello globale. Sono ritenute un fattore chiave per il 54% delle estinzioni animali; nel 20% dei casi, sono le uniche responsabili.

Secondo stime dello stesso studio citato in precedenza, l’Europa è arrivata spendere, negli ultimi sessant’anni, 1584 miliardi di dollari per combattere le specie invasive o far fronte ai danni causati all’agricoltura, alla biodiversità e ad altre attività. Perché non si tratta solo di animali, ma anche e soprattutto di piante; si pensa abbiano, infatti, contribuito maggiormente alla somma totale dei costi degli ultimi sessant’anni, con 926 miliardi di dollari a livello globale. Di fatto, tutto il mondo sta spendendo 35 miliardi di dollari all’anno per questo problema silenzioso e dalle implicazioni ancora poco note, una cifra simile a quella dedicata agli eventi meteorologici estremi degli ultimi anni.

Per quanto sia necessario approfondire le cause e le conseguenze di un problema sempre esistito, ma ad oggi ancora più preoccupante, è indubbio come la biodiversità di una determinata zona geografica influenzi la vita di chi la abita; nuove specie portano con sé anche, per esempio, nuove malattie. La capitale è invasa da adorabili pappagalli verdi, ormai parte della fauna locale, ma originariamente sudamericani e asiatici, che sembrano aver trovato a Roma il luogo ideale per riprodursi a dismisura. Tra i rischi, oltre al danneggiamento di specie già presenti al loro arrivo, la possibile trasmissione di psittacosi all’uomo, una malattia tenuta sotto controllo dall’Oms dato l’aumento di casi in Europa sopra la norma. Tra i sintomi: febbre alta, tosse, dolori muscolari e, nei casi gravi, problemi respiratori. Un ulteriore motivo per comprendere a fondo il problema e prendere misure specifiche regione per regione, nell’interesse della natura e dell’uomo.

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