Romano Prodi spinge per il riarmo europeo: ‘Se si fa l’esercito europeo potremmo essere talmente più forti della Russia…’

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Romano Prodi plaude all’ipotesi di riarmo ed esorta l’Europa a dotarsi di un esercito comune. L’ex premier ha parlato di “passo necessario” per contrastare minacce come quella russa, criticando l’idea di unanimità nelle decisioni, portando a paragone il caso del passaggio all’euro che non vedeva tutti gli attori d’accordo.

La nuova linea dell’Unione Europea che spinge al riarmo non fa certo trasalire Romano Prodi, che a “Che Tempo Che Fa” ha ribadito le sue vecchie convinzioni: “Sono anni che predico la difesa comune. Il riarmo è un passo in questa direzione, è un passo necessario. Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, io ho pensato: ‘ecco, se avessimo l’esercito europeo Putin non attaccava l’Ucraina. E invece lo ha fatto perché ci credeva divisi. Poi a unirci ci ha pensato l’America. Dobbiamo fare subito l’esercito europeo. Facciamo subito l’armamento e poi andiamo avanti.”

“Quando c’è stata l’unità per fare l’Euro, non c’era mica l’unanimità” ha ricordato. “L’hanno fatto 12 paesi e poi sono diventati 19. Proprio perché c’era il senso di una grande sfida che ci avrebbe messo assieme. Dobbiamo fare la stessa cosa. L’unanimità è antidemocratica, perché non lascia la variabilità, non lascia la diversa opinione e deve decidere la maggioranza. Dobbiamo andare verso le maggioranze qualificate”.

Sempre sul tema dell’esercito europeo, Prodi ha inoltre parlato del riluttante Viktor Orban e criticato gli elementi di disparità. Il progetto non funzionerebbe, infatti, se “uno comanda e l’altro paga” ha osservato, riferendosi a Francia e Germania (Macron ha testate nucleari e diritto di veto all’Onu, ma la Germania un budget doppio per la difesa).

Per le comunicazioni sicure di esercito, diplomazia e governo non c’è soltanto il sistema Starlink di Elon Musk. L’alternativa è francese. Eva Berneke, amministratrice delegata di Eutelsat, ha confermato a Bloomberg Television le indiscrezioni su colloqui in corso con Roma. Il clima è “positivo”, ha spiegato la manager, “abbiamo sempre avuto un buon rapporto e certamente speriamo che continui”. Dichiarazioni che non possono che suonare come miele alle orecchie delle opposizioni salite sulle barricate ad inizio anno quando era trapelata la notizia di negoziati in corso con l’azienda di Musk per un contratto da 1,5 miliardi di euro. Partito democratico, Movimento Cinque Stelle, Italia Viva e Azione sono critici sulla possibilità di affidare le comunicazioni sensibili in aree di crisi alla costellazione di satelliti che fa capo al magnate sudafricano, diventato nel frattempo consigliere del presidente statunitense Donald Trump e sostenitore dei movimenti sovranisti ed euroscettici in giro per il continente in un periodo storico di rotta nelle relazioni tra Unione europea e Stati Uniti.

Nelle ultime settimane l’azienda francese sta facendo parlare di sé. In borsa il titolo vola sull’ipotesi che possa garantire connettività all’Ucraina nell’eventualità di un passo indietro di Musk e di Starlink ora che Donald Trump e il suo vice JD Vance hanno preso a bersaglio il presidente ucraino Volodymyr Zelenky per spingerlo a una pace da loro promossa con Vladimir Putin.

Nel 2024 c’erano circa 6.000 satelliti di Musk in orbita. L’orizzonte del miliardario sudafricano è di spedirne nello spazio altri 42mila entro fine anno. Il principale concorrente europeo di Musk, la costellazione OneWeb, che fa capo a Eutelsat, di satelliti, ne conta 630. Entro il 2030 l’azienda francese inoltre contribuirà a mettere in orbita altri 292 satelliti che andranno a costituire la costellazione di Iris 2, la terza iniziativa Ue dopo i progetti Galileo, l’alternativa comunitaria al Gps statunitense, e al sistema di osservazione della Terra Copernicus. Ma i tempi per la costellazione Ue sono lunghi.
Le discussioni con Eutelsat, il cui concessionario italiano è Telespazio, società partecipata dal gruppo pubblico della difesa Leonardo, rientrano nelle generali interlocuzioni che l’azienda ha con governi e istituzioni.

Nelle stesse ore il Parlamento respingeva un emendamento al decreto spazio per limitare, questa volta sul serio, l’uso dei satelliti del magnate sudafricano. Il Pd avrebbe infatti voluto possibile affidarsi a Starlink, che intanto secondo Reuters ha chiesto al governo di poter utilizzare più banda per i servizi che già offre in Italia, solo nel caso non ci sia una soluzione europea. Che però esiste ed è appunto Eutelsat. Ma il correttivo non è passato.

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