Renzi interroga Meloni sui doni ricevuti come premier, ma il dato è impietoso sui doni ricevuti quando era lui il premier

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Non è molto chiaro dagli articoli del Fatto quotidiano e di altri organi di stampa che i regali a Giorgia Meloni non sono “di” Giorgia Meloni. Ossia, i doni che il premier riceve durante i viaggi di Stato ma anche in Italia e in giro nei suoi incontri istituzionali non sono proprietà personale del presidente del Consiglio, ma appartengono a Palazzo Chigi.

A Palazzo Chigi c’è una stanza dove sono stipati i regali ricevuti da Giorgia Meloni in 31 mesi di governo: ebbene, la premier per mettere a tacere fantasie romanzesche non ha avuto dubbi nel rendere nota la lista degli omaggi. Trasparenza sì, ma che valga per tutti. Di qui la nota del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami. “Complimenti a Giorgia Meloni per aver pubblicato l’elenco dettagliato dei regali istituzionali ricevuti in qualità di presidente del Consiglio. E che per legge devono rimanere nelle disponibilità di palazzo Chigi e non del premier che li riceve. Non ricordiamo una tale trasparenza in passato. Per questo Fratelli d’Italia – ha aggiunto- presenterà a breve una interrogazione parlamentare. Per chiedere che siano pubblicati anche i doni ricevuti dai premier degli anni passati: in particolare da Renzi, Gentiloni e Conte, al fine di valutare se vi siano anomalie in termini di numero di doni ricevuti e soprattutto di valore degli stessi rispetto all’elenco pubblicato da Giorgia Meloni.Siamo certi che anche i predecessori dell’attuale presidente del Consiglio sono stati ligi nel rispettare la legge. La nostra interrogazione parlamentare potrà confermarlo“, conclude Bignami.

I regali non possono essere portati a casa se superano i 300 euro di valore, ma possono finire in beneficenza. Nell’elenco c’è un po’ di tutto: i cappelli da alpino e bersagliere, il foulard grigio che Edi Rama le donò il giorno del compleanno lo scorso 15 gennaio. Ma anche vasi alti, vasi bassi e preziose mattonelle. Il primo regalo – del presidente indiano Narendra Modi – risale al G20 di Bali di novembre 2022: si tratta della veste tradizionale delle donne del Kerala. L’ultimo è del 7 marzo scorso quando la direttrice generale del Cern di Ginevra, Fabiola Giannotti, ha donato alla premier una chiavetta usb e un cavo ad alta conduzione.

L’elenco completo è stato reso noto dal governo dopo un’interrogazione parlamentare di Italia viva depositata a inizio gennaio. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha risposto, il 18 marzo, annunciando che la lista era stata depositata presso l’ufficio della presidenza. Non a disposizione del pubblico, ma dei parlamentari sì. Diverse testate hanno riportato alcuni dei regali più particolari.

Ecco tutto, tutto limpido e rendicontato. Aspettiamo con curiosità l’esito della liste di doni – o “tesori”- degli altri premier. La trasparenza deve valere per tutti. Eppure non basta mai. Ecco saltare su Raffaella Paita stizzita: “La richiesta di Bignami di controllare anche la lista dei regali del passato ci pare corretta”, dice la capogruppo di Italia viva al Senato. Ma la rabbia prende il sopravvento, visto che viene chiamato in causa Renzi: “Chiederemo a questo punto accesso agli atti anche per verificare tutte le numerose discrepanze che abbiamo già rinvenuto dall’elenco pubblicato quest’oggi da alcuni quotidiani. Chiederemo inoltre che siano pubblicate tutte le fatture e i bonifici dell’abitazione privata della Premier. Perché tanta acredine? Speranzon ha un’idea: “Mi sorprende la reazione della capogruppo di Italia viva- dice il vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia- . Perché la senatrice si sente punta nel vivo? È vero che Renzi non ha mai pubblicato i doni ricevuti, ma non credo ci sia motivo di risentirsi per una richiesta di trasparenza. Oppure la senatrice Paita sa qualcosa che noi non sappiamo?”.

L’articolo del Giornale che elenca i doni ricevuti da Matteo Renzi nel suo periodo a Palazzo Chigi gli ha mandato di traverso il caffè, tanto che di prima mattina il suo ufficio stampa ha diramato una laconica quanto acida nota. «Il senatore Matteo Renzi ha dato mandato ai propri legali di agire in sede civile per il risarcimento del danno contro l’editore de Il Giornale, il direttore de Il Giornale e il vicedirettore Del Vigo».

Il Giornale ha fatto il raffronto tra gli omaggi ricevuti da Renzi quando era a Palazzo Chigi e quelli ricevuti dell’attuale presidente del Consiglio. Renzi ne avrebbe ricevuti soltanto 16 in 34 mesi di governo, una differenza notevole in confronto a quelli rendicontati dall’attuale premier Giorgia Meloni che invece in un periodo molto più limitato ne ha elencati e rendicontati ben 270. Secondo il quotidiano diretto da Alessandro Salllusti una «differenza che colpisce e lascia dubbi». Eppure, sottolinea l’articolo firmato da Francesco Maria Del Vigo, «l’ex rottamatore è stato un premier giramondo che vantava frequentazioni all’estero e apprezzamenti al di qua e al di là dell’Oceano».

L’articolo cita alcuni di questi doni. «Tra gli sparuti sedici regali rendicontati dall’ex premier Matteo Renzi – di cui Il Giornale ha potuto visionare l’elenco – spicca una scultura con palme e cammelli donata dal sovrano dell’Arabia Saudita, durante la visita di Renzi nel Paese a novembre del 2015». Nessun dono memorabile, «ma spunta un ritratto dell’ex rottamatore, omaggio del presidente del Congo nel 2014. E ancora, un modellino aereo della Turkish Airlines. Nell’elenco dei doni di Renzi c’è anche un quadro con leoni offerto dal presidente del Kenya e poi un ventaglio dal magnate cinese Jack Ma, fondatore di Alibaba Group e sei bicchieri d’argento decorati dal presidente dell’Azerbaijan Ilham Oliyev. A completare, anche un vestito locale tradizionale e un piatto decorato ricevuti dal presidente del Ghana. Un po’ poco – osserva maliziosamente il quotidiano – per l’ex rottamatore ed enfant prodige della sinistra in quasi tre anni a Palazzo Chigi…». Una considerazione che ha fatto scattare l’ira di Renzi, che ha annunciato querela.

L’unica certezza, in questa vicenda, è che finora l’unico governo assolutamente trasparente sui regali ricevuti è quello presieduto da Giorgia Meloni. In Parlamento è infatti depositato solo l’elenco dei doni ricevuti dalla premier. La lista dei doni è stata depositata presso la Presidenza della Camera per la consultazione dei deputati interessati, dopo l’interrogazione di un deputato renziano.

Quando si parla di regali istituzionali ai presidenti del Consiglio, ci si immagina una lunga lista di oggetti preziosi, simboli diplomatici e segni di stima internazionale, uno strano record tiene Matteo Renzi come meno regali tra i tutti premier degli ultimi anni. Giorgia Meloni, ad esempio, nei suoi primi mesi di governo, ha già accumulato ben 273 doni ufficiali: dalle statuette di cammelli ai foulard, dai gioielli a un iPad. Un tesoro che racconta di incontri, viaggi e relazioni con i leader di tutto il mondo, custodito gelosamente nei corridoi di Palazzo Chigi. Ma non è sempre stato così per i suoi predecessori.


La differenza tra Meloni e Renzi nei regali istituzionali
La lista dei regali ricevuti da Matteo Renzi durante i suoi 34 mesi a Palazzo Chigi racconta una storia ben diversa. Secondo i dati ufficiali, sono solo 16 i doni registrati durante il suo mandato, una cifra che colpisce per la sua esiguità se paragonata a quella dell’attuale premier. Un numero così basso da suscitare interrogativi tra addetti ai lavori e osservatori politici, tanto da spingere Fratelli d’Italia a chiedere trasparenza anche sui regali dei governi precedenti. Possibile che un premier tanto attivo sulla scena internazionale, spesso in viaggio e protagonista di importanti summit, abbia ricevuto così pochi omaggi?

I regali di Renzi: tra simbolismo e sobrietà
La lista, seppur breve, offre uno spaccato curioso. Tra i doni più singolari spiccano una scultura con palme e cammelli inviata dal sovrano dell’Arabia Saudita, un ritratto personale regalato dal presidente del Congo, un modellino di aereo offerto dalla Turkish Airlines e un quadro con leoni donato dal presidente del Kenya. Non mancano elementi di artigianato, come un ventaglio da Jack Ma, fondatore di Alibaba, sei bicchieri d’argento dall’Azerbaijan e un vestito tradizionale del Ghana.

La vera sorpresa? Nessun orologio di lusso, nessun gioiello vistoso, né oggetti dal valore simbolico paragonabile a quelli ricevuti da altri premier. Un elenco scarno che, tra ipotesi di scarsa attenzione diplomatica o semplice scelta di sobrietà, lascia aperto un interrogativo: perché così pochi regali a Matteo Renzi, il premier che amava definirsi “giramondo”?

Nel 2017 una inchiesta de Il Fatto Quotidiano, aveva scoperto che l’ex presidente Matteo Renzi aveva consegnato agli uffici di Palazzo Chigi – “senza indicazione di destinazione” – una scultura donata dal sovrano dell’Arabia Saudita durante la visita istituzionale del novembre del 2015. Unico dono tra quelli ricevuti restituiti, come impone la legge. E sì che proprio sotto il governo Renzi era scoppiata la cosiddetta grana dei Rolex. Perché proprio durante quella stessa missione a Riad, era venuto fuori che alla delegazione al seguito del premier, era stata regalata una serie di preziosi orologi Rolex (16 in tutto), che avevano scatenato una vera e propria bagarre per accaparrarsi. Insomma, pare davvero difficile immaginare che Renzi (che a dicembre 2014, a 10 mesi dal suo insediamento, aveva effettuato ben 79 missioni con una spesa per l’erario di oltre 250 mila euro) non abbia ricevuti svariati omaggi, come è prassi e consuetudine in occasione dei suoi tanti incontri di Stato, anche ben superiori al valore di 300 euro, limite massimo fissato per i componenti del governo e le rispettive famiglie con un decreto del secondo governo di Romano Prodi nel 2007.

Ma di tutti questi regali agli atti resterebbero solo sedici doni in tre anni (il 5% di quelli ricevuti da Giorgia Meloni in due anni e mezzo). E alla luce di tutto questo, una fonte autorevole a Palazzo Chigi, ragionava come il fatto che sia proprio il partito dell’ex premier, Italia Viva, a voler fare le pulci a Giorgia Meloni, che invece ha dichiarato ogni piccolo dono ricevuto durante le sue missioni, fa sorridere e risulta anche un po’ paradossale, ma fa anche riflettere forse sul modo di fare politica dell’ex premier italiano, in questa fase.

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