Referendum. Il centro destra inviata all’astensione. Insorgono le opposizioni: E’ sabotaggio della democrazia

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I referendum dell’8 e 9 giugno riaccendono lo scontro tra maggioranza ed opposizione. Più che al  merito dei quesiti referendari unica partita che possono giocare i partiti tra poco più di un mese è quella sul quorum. L’invito pubblico del numero uno di Forza Italia, Antonio Tajani, all’astensione cui si unirebbe anche FdI fa insorgere le opposizioni che parlano di ‘sabotaggio’. E proprio la non partecipazione al voto sarà la vera discriminante politiche della prossima consultazione elettorale visto che anche l’area riformista dei Dem sembra fredda soprattutto sui referendum sul Jobs Act. La segretaria Elly Schlein anche oggi è tornata a ribadire l’impegno del Pd per la partecipazione. “Chiediamo davvero a tutti e tutte di andare a votare. I cittadini e le cittadine hanno un’occasione di far valere la dignità e la sicurezza del lavoro”. Si era vociferato di un’assemblea nazionale Pd prima del voto dell’8 e 9 giugno con all’odg anche i referendum, per rimarcare la linea sui 5 sì dettata dalla segretaria. Ma, a quanto viene riferito, se verrà confermato l’appuntamento sarà calendarizzato a giugno, dopo il voto.

Più duro il numero uno dei 5Stelle. “Io penso che quando i politici, addirittura i responsabili oggi del governo, invitano i cittadini a non votare – sottolinea Giuseppe Conte – significa che vogliono aggravare le condizioni già malmesse della nostra democrazia”. Il leader M5S, rispetto a Pd e Avs oltre a Più Europa che ne è promotore, è più cauto sul quesito della cittadinanza ma spinge comunque alla partecipazione al voto: “Noi abbiamo bisogno di tanta partecipazione su tutti i quesiti e su tutte le questioni, non dobbiamo mai spaventarci. È giusto che per quanto riguarda la tutela dei lavoratori e quindi il referendum contro il Jobs act, tutti i cittadini si possano esprimere”.

Sulla stessa linea Riccardo Magi: “In un Paese in cui l’astensione alle ultime tornate elettorali ha superato il 50%, e dopo l’appello del presidente Mattarella, l’appello di oggi del ministro Tajani è semplicemente vergognoso e illiberale. A forza di stare con gli amici di Orban, Antonio Tajani ha imparato a essere antidemocratico. Ma la sua è anche una offesa al presidente della Repubblica Mattarella, che proprio qualche giorno fa aveva invitato i cittadini a contrastare l’astensionismo, ponendo l’accento sul valore democratico del voto. Ed è un insulto ai centinaia di migliaia di cittadini che hanno firmato, ai tantissimi ragazzi che si stanno impegnando per la campagna”.

Il numero uno della Cigl, Maurizio Landini, invece tira in ballo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che “proprio in occasione della festa del 25 Aprile, ha ricordato come il voto e la partecipazione politica siano l’essenza della nostra democrazia”. E quindi che “il partito di maggioranza del governo che è il partito anche del Presidente del Consiglio, dia indicazione di non andare a votare” sia “una cosa grave, pericolosa. Lo considero un errore politico molto grave”.

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