Rapporto Istat 2025: crescono gli anni di vita, ma calano quelli in salute

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Il Rapporto annuale Istat 2025 illustra i cambiamenti economici, demografici e sociali dell’anno appena trascorso, offrendo un quadro informativo integrato sulle principali sfide del nostro tempo e su quelle che l’Italia sarà chiamata ad affrontare nei prossimi anni. Il Rapporto analizza i principali punti di forza e di debolezza del nostro Paese e le sue differenti dimensioni territoriali, soffermandosi sugli elementi salienti dell’evoluzione del sistema produttivo, dell’impiego delle tecnologie e della sostenibilità ambientale. Le trasformazioni socio-demografiche sono descritte insieme ai mutamenti del mercato del lavoro, dei livelli di istruzione, delle condizioni economiche e di salute della popolazione. I cambiamenti avvenuti di generazione in generazione offrono informazioni utili per affrontare le esigenze della società della longevità. Il rapporto tra le generazioni è messo a confronto con la dinamica del sistema economico caratterizzato da trasformazioni profonde. Nel 2024 il Pil italiano è cresciuto solo dello 0,7%, frenato da una domanda interna debole e da un contesto internazionale incerto. A preoccupare è la produttività: cala dello 0,9% per occupato e dell’1,4% per ora lavorata. Le imprese italiane restano indietro sul fronte tecnologico, con una bassa incidenza di risorse umane qualificate in ambito scientifico e tecnologico. Il numero di occupati ha raggiunto i 23,9 milioni, con una crescita dell’1,5% nell’ultimo anno. Tuttavia, l’Italia rimane il fanalino di coda in Europa per tasso di occupazione, soprattutto tra donne e giovani. Ancora troppo diffusa la precarietà: oltre un terzo dei giovani e un quarto delle donne lavorano in condizioni di vulnerabilità. Il declino demografico si acuisce: al 1° gennaio 2025 la popolazione residente è scesa sotto i 59 milioni. Le nascite crollano a 370.000, la fecondità tocca il minimo storico (1,18 figli per donna), mentre la quota di over 65 supera il 25%. In dieci anni, l’Italia ha perso 97.000 giovani laureati espatriati. L’8,4% delle famiglie vive in povertà assoluta, con punte del 12,4% tra quelle con minori. Particolarmente colpite le famiglie straniere (35,1%). Il 21% dei lavoratori ha redditi troppo bassi per una vita dignitosa, percentuale che sale tra giovani, donne e stranieri. La speranza di vita torna ai livelli pre-Covid, ma gli anni vissuti in buona salute calano, soprattutto per le donne. Cresce la rinuncia alle cure (dal 6,3% del 2019 al 9,9% nel 2024), spesso per costi o tempi d’attesa troppo elevati. Dal 2008 al 2023 il consumo energetico si è ridotto del 23%, le emissioni del 32%, ma il cambiamento climatico pesa ancora: 134 miliardi di euro persi in eventi estremi. La produzione di energia rinnovabile è aumentata, ma l’Italia resta indietro rispetto agli altri grandi Paesi UE. Le nuove generazioni sono più istruite, ma fanno più fatica a entrare nel mercato del lavoro. I figli di famiglie meno istruite hanno minori probabilità di successo formativo e professionale. La mobilità sociale resta limitata, e i giovani restano troppo a lungo dipendenti dalle famiglie d’origine. Il Rapporto Istat 2025 tratteggia un’Italia che muta lentamente, tra spinte al cambiamento e resistenze strutturali. La sfida per il futuro sarà trasformare il capitale umano delle nuove generazioni in leva di sviluppo, contrastando le disuguaglianze e Superando gli squilibri territoriali. Un obiettivo che richiederà politiche lungimiranti, investimenti coraggiosi e una visione inclusiva della crescita.

Paolo Iafrate

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