Il presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Giorgia Meloni, è stata ricevuta in udienza da Papa Leone XIV nel Palazzo Apostolico vaticano. È il primo incontro ufficiale tra la premier, reduce dal Vertice Nato del 24 e 25 giugno all’Aia sul tema delle spese militari, e il Pontefice.
Prima udienza tra Papa e premier ma i due si erano già visti in precedenza: alla Messa di inizio pontificato del 18 maggio, prima, e poi in occasione del Giubileo dei governanti dello scorso 21 giugno, con un rapido saluto e la domanda di Meloni al Pontefice se si fosse “assestato”. Ancora prima, esattamente il 15 maggio, c’era stato un colloquio telefonico tra i due reso noto da Palazzo Chigi, focalizzato sui possibili negoziati di pace tra Russia e Ucraina.
L’incontro, riferisce la Santa Sede, è durato circa mezz’ora. È un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede a riferire che durante i “cordiali colloqui” sono state sottolineate “le buone relazioni esistenti” tra Santa Sede e Italia ed “è stato rilevato il comune impegno per la pace in Ucraina e in Medio Oriente e l’assistenza umanitaria a Gaza”. Nel prosieguo della conversazione, informa ancora la nota, “ci si è soffermati su alcune questioni afferenti ai rapporti bilaterali, come pure su tematiche d’interesse per la Chiesa e la società italiana”.
Ad accompagnare la premier una delegazione di undici membri, tra cui il vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Il Papa ha accolto il primo ministro nella Sala del Tronetto: “Molto piacere”, ha esordito. Poi nella Biblioteca il colloquio a porte chiuse, concluso con le foto e lo scambio dei doni. Tra questi, da parte della presidente del Consiglio, una immagine risalente al 1600 dell’Università Angelicum, dove lo stesso Prevost ha conseguito la laurea in Diritto canonico. Consegnando il dono Meloni ha ricordato la grande cultura religiosa dell’istituto. Il Papa ha ricambiato con un volume su Sant’Agostino. A conclusione, un cenno al vertice sulla sicurezza alimentare che si terrà a fine luglio in Etiopia, una nuova stretta di mano e l’augurio di “buon lavoro!”.
Sul suo account X, Meloni ha poi commentato l’udienza in Vaticano: “È stato un piacere e un onore essere ricevuta in udienza da Sua Santità Papa Leone XIV”.
La pace, con un focus sulle guerre così vicine all’Europa e la sicurezza alimentare al centro del colloquio. E poi i temi più scottanti per la politica interna: quelli che interessano Chiesa e società civile. L’incontro avviene all’indomani del passaggio che ha segnato lo sprint per la legge sul fine vita l’incontro tra Giorgia Meloni e Leone XIV. Una coincidenza che diventa ricca di significato, alla luce del fatto che sul tema, almeno in passato, la Chiesa aveva alzato barricate e il centrodestra, salvo sparute eccezioni, aveva mostrato molte rigidità.
La pace, con un focus sulle guerre così vicine all’Europa. La sicurezza alimentare. E poi i temi più scottanti per la politica interna: quelli che interessano Chiesa e società civile. Avviene all’indomani del passaggio che ha segnato lo sprint per la legge sul fine vita l’incontro tra Giorgia Meloni e Leone XIV. Una coincidenza che diventa ricca di significato, alla luce del fatto che sul tema, almeno in passato, la Chiesa aveva alzato barricate e il centrodestra, salvo sparute eccezioni, aveva mostrato molte rigidità.
La geopolitica, a circa una settimana dalla conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, che si terrà a Roma, è stata il primo focus del confronto: “Durante i cordiali colloqui – si legge in una nota della Santa Sede – sono state sottolineate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e l’Italia ed è stato rilevato il comune impegno per la pace in Ucraina e in Medio Oriente e l’assistenza umanitaria a Gaza”. Di Kiev il Papa aveva parlato anche in mattinata, ricevendo i vescovi del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina: “Non è facile trovare parole di consolazione per le famiglie che hanno perso i propri cari in questa guerra insensata – aveva dichiarato – prego che la pace possa tornare al più presto nella vostra Patria”. Gli sforzi della Santa Sede per la pace sono testimoniati anche dall’offerta di svolgere i negoziati in Vaticano. La premier e il Papa hanno ribadito il loro impegno comune in questa direzione.
Come si accennava il colloquio in Vaticano è avvenuto all’indomani della presentazione del testo che renderà possibile in Italia il suicidio assistito, sei anni dopo le richieste della Corte costituzionale sul tema. Il disegno di legge, limato per mesi e mesi dal centrodestra proprio perché doveva essere digeribile dai cattolici, non ha suscitato levate di scudi all’interno del Vaticano, né della Conferenza episcopale italiana. Una sorta di via libera a un provvedimento – molto cauto, rivolto a una platea ristretta di persone – che accompagnasse alla morte chi (a determinate condizioni) è gravemente ammalato e desidera porre fine alla sua sofferenza era arrivato poche settimane fa dal Cardinale Pietro Parolin. Il segretario di Stato della Santa Sede, che ha avuto un confronto con Meloni, Alfredo Mantovano, Antonio Tajani e Matteo Salvini, aveva detto: “Speriamo veramente che qualunque decisione venga presa sia a salvaguardia della dignità umana”. Poche parole, che però lasciavano intendere la consapevolezza del fatto che una legge in Italia sarebbe arrivata.
A supervisionare alla stesura e alla limatura della legge sul suicidio assistito – che dovrebbe arrivare in Aula al Senato entro fine luglio – rigorosamente nell’ombra, Alfredo Mantovano. Il sottosegretario è il componente del governo che più di tutti tesse tele con il Vaticano. Cattolico convinto, già ai vertici di un’associazione di giuristi cattolici, è sempre stato contrario alla morte medicalmente assistita. Quando, però, al governo è stato chiaro che una legge sulla falsariga delle indicazioni, ormai datate, della Consulta non era più rinviabile, è stato lui a dettare la linea a nome di Palazzo Chigi. E quella linea è entrata nel testo di legge.
L’impronta più forte di Palazzo Chigi all’interno del testo si vede nell’istituzione di un Comitato etico nazionale: un’entità statale, composta da sette membri nominati rigorosamente dalla premier, deciderà se la persona malata, attaccata a un macchinario e molto sofferente avrà diritto di morire con l’aiuto di un medico o no. Un punto, questo, che ha indignato molto le opposizioni. Le quali, però, alzano le barricate in particolare su un altro elemento: la totale esclusione del servizio sanitario nazionale dalla procedura. Un passaggio, questo, giustificato dal fatto che, dice il centrodestra, “lo stato non può concedere il diritto alla morte”. Secondo l’opposizione, però, la misura causerà diseguaglianze: chi ha denaro a sufficienza avrà diritto a morire con dignità, i meno abbienti no. Contro questo passaggio si è espresso anche l’ordine dei medici: “Il servizio sanitario nazionale difende la dignità delle persone, la legge non può escluderlo”, dice il presidente Filippo Anelli. Sul punto è intervenuta anche l’associazione Luca Coscioni, che accusa Meloni di aver voluto offrire al Papa una norma che “cancella il diritto al suicidio assistito”.


