Abolito il numero chiuso a Medicina? Sì, ma solo nei titoli. Perché se è vero che per l’anno accademico 2025/2026 l’accesso al primo semestre è formalmente “libero”, la sostanza racconta un’altra storia: un percorso a ostacoli che, alla prova dei fatti, ripropone una selezione nazionale, con tanto di test, punteggi, graduatorie e soglie di sbarramento.
Il nuovo sistema, regolato dal Decreto Ministeriale 418/2025 e dai suoi allegati, introduce un cosiddetto “semestre filtro”: uno spazio di tre mesi in cui gli studenti frequentano corsi di Chimica, Fisica e Biologia e, al termine, sostengono esami identici in tutta Italia. Solo chi ottiene almeno 18/30 in ciascun esame entra in graduatoria. E solo chi ha un punteggio sufficiente potrà proseguire al secondo semestre nei corsi di Medicina, Odontoiatria o Veterinaria. Gli altri, se va bene, saranno dirottati nei cosiddetti “corsi affini”.
Il semestre filtro, previsto dal nuovo Decreto Legislativo 71/2025, parte il 1° settembre e si chiude il 30 novembre. Gli esami – uguali per tutti – si svolgeranno in due appelli, il 20 novembre e il 10 dicembre. Per ciascuna materia (Chimica, Fisica, Biologia) sono previste 31 domande: 15 a risposta multipla, 16 a completamento. Per ogni risposta sbagliata una penalizzazione: -0,25.
La selezione, quindi, non scompare, ma si sposta a valle, dopo l’immatricolazione. Un cambiamento più formale che sostanziale. Anzi: mentre il vecchio test era unico e si svolgeva in una sola giornata, ora gli studenti devono frequentare corsi, sostenere tre esami, attendere graduatorie e sperare in una collocazione utile. In caso contrario, finiranno in altri corsi di area biologica o sanitaria, con il riconoscimento dei crediti solo “se possibile”.
Nel frattempo, si paga. Ogni studente versa un contributo forfettario di 250 euro per il semestre filtro, rimborsabile solo in caso di vincita di borsa di studio.
In definitiva, il nuovo modello non elimina il numero chiuso: lo ridefinisce in chiave posticipata, trasformando la selezione iniziale in uno sbarramento al termine del primo semestre. E anziché ridurre le difficoltà di accesso, rischia di allungare l’incertezza per migliaia di aspiranti medici.
Conclusione: il vecchio test è sparito, ma il filtro resta. Con regole più complesse, maggiore burocrazia e la stessa, immutata, difficoltà ad accedere al sogno di indossare il camice bianco.
Valentina Alvaro