Il 7 maggio avrà inizio, in Vaticano, il Conclave per la successione apostolica, un momento importante per la Chiesa Cattolica, ma anche per l’umanità intera. Circolano molti nomi di cardinali e si prospettano numerose opzioni per il futuro sovrano pontefice. Va detto però che le piattaforme con cui si candideranno coloro che assumeranno tale ruolo saranno presentate all’interno del Conclave, dove si dibatterà sul futuro della Chiesa Cattolica e non solo.Sebbene vengano delineati due orientamenti principali, due gruppi di cardinali posti in antitesi, i cosiddetti “conservatori” e “progressisti”, è difficile credere che verrà scelto un approccio che illustrerebbe il fatto che la Chiesa Cattolica è in qualche modo divisa, frammentata o che vi sono differenze di visione inconciliabili. Tuttavia, ritengo che in questo contesto globale fluido sarà preferibile un’opzione intermedia e neutrale, che rappresenterebbe piuttosto un pontificato di transizione. Nonostante siano già numerose le influenze dichiarate e i tentativi di ingerenza di natura geopolitica, non credo che la Santa Sede si lascerà trascinare in questi giochi, ma vorrà, come è naturale, dimostrare al mondo di saper “giocare” secondo le proprie regole e i propri interessi.In altre parole, continuare a essere uno dei grandi protagonisti a livello mondiale. Forse il più grande.Ciò che ha fatto Papa Francesco non è stato altro che aprire nuovi “dossier”, nuovi temi a livello mondiale, proprio perché il Vaticano potesse essere il vettore che avvia i dibattiti, avere l’iniziativa e non stare sulla difensiva. Si tratta di un approccio logico e naturale per un’istituzione bimillenaria che desidera mantenere la propria supremazia a livello internazionale.
Lo storico Antoniu Martin: Penso che il Conclave opterà per l’equilibrio
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