Il rapporto “Le Equilibriste: la maternità in Italia nel 2025”, pubblicato da Save the Children, offre un’analisi approfondita delle sfide che le madri italiane affrontano nel conciliare maternità e lavoro. A dieci anni dalla prima edizione, il rapporto evidenzia come lo svantaggio occupazionale delle donne, in particolare delle madri, persista come una questione complessa e multidimensionale. L’edizione 2025 si concentra in particolare sulle madri single, definite nel rapporto come “le equilibriste tra le equilibriste”. Queste donne, pur rappresentando una parte significativa del panorama materno italiano, affrontano ostacoli aggiuntivi in termini di supporto sociale e stabilità economica. La mancanza di una rete di supporto e le difficoltà economiche rendono la loro condizione particolarmente vulnerabile. Il rapporto include l’Indice delle Madri, sviluppato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Questo indice classifica le regioni italiane in base alla facilità o difficoltà per le madri di vivere e lavorare, considerando fattori come l’accesso ai servizi per l’infanzia, le opportunità lavorative e il supporto sociale. A dieci anni dalla prima edizione, il rapporto Il rapporto dipinge un quadro ancora critico per le donne che cercano di conciliare lavoro e maternità. Nonostante alcuni progressi, lo svantaggio occupazionale delle madri persiste, aggravato da disparità territoriali e dalla mancanza di servizi. L’edizione di quest’anno accende i riflettori sulle madri single, definite “equilibriste tra le equilibriste”, protagoniste di una sfida quotidiana tra responsabilità familiari e professionali. Le famiglie monogenitoriali rappresentano ormai il 23,3% dei nuclei familiari italiani, con oltre 1 milione di madri sole. Queste donne affrontano un rischio di povertà o esclusione sociale del 32,1%, quasi il doppio rispetto alle coppie con figli (21,2%). Il divario è ancora più marcato al Sud: in Campania, solo il 25,7% delle madri under 34 con due figli minori lavora, contro il 72% delle coetanee del Nord. Le difficoltà economiche si intrecciano con la carenza di sostegno: il 31,5% delle madri single vive in affitto, spesso senza reti familiari su cui contare. «Crescere un figlio da soli significa rinunciare a progetti professionali e affrontare costi insostenibili», racconta Rossella, 42 anni, madre single di Napoli. Realizzato con l’Istat, l’Indice delle Madri classifica le regioni italiane in base a servizi per l’infanzia, opportunità lavorative e condizioni di salute. In cima alla graduatoria 2024 svetta la Provincia Autonoma di Bolzano (117,9 punti), seguita da Emilia-Romagna (111,0) e Toscana (108,8). Fanalino di coda è la Basilicata (90,4), preceduta da Campania (91,4) e Sicilia (93,2). Il divario riflette l’accesso ai servizi: al Nord, il 35% dei bambini 0-2 anni frequenta un nido, contro il 17% al Sud. Nonostante gli investimenti del PNRR, solo il 30% dei Comuni meridionali ha raggiunto l’obiettivo del 33% di copertura. Il rapporto conferma il child penalty: le donne con figli subiscono una penalizzazione salariale del 57% rispetto alle colleghe senza figli, con un tasso di occupazione al 63,1% (contro il 91,9% degli uomini). Le interruzioni di carriera, spesso legate alla mancanza di asili nido o alla gestione solitaria dei figli, colpiscono soprattutto le under 35. «Il sistema non perdona: se sei madre, diventi invisibile sul lavoro», denuncia Federica, 30 anni, licenziata dopo la maternità. Secondo il Rapporto Save the Children avanza raccomandazioni concrete: Estendere i congedi parentali: almeno 3 mesi retribuiti all’80% per entrambi i genitori, equiparando i congedi di paternità a quelli di maternità; Potenziare i servizi 0-3 anni: garantire entro il 2027 il 33% di copertura degli asili nido in tutti i Comuni, con priorità per le famiglie a basso reddito; Sgravi fiscali mirati: sostegni economici aggiuntivi per le madri single, dal bonus affitto al accesso gratuito ad attività extrascolastiche. «Serve un cambio di paradigma: la maternità non può essere un ostacolo, ma una risorsa per il Paese», sottolinea Antonella Inverno, responsabile Politiche per l’Infanzia di Save the Children. Dieci anni dopo, il messaggio è chiaro: senza politiche strutturali, le equilibriste continueranno a camminare senza rete.
Paolo Iafrate