La crisi dell’ auto

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Il mondo sta cambiando velocemente e in Europa come in Italia sembra che non se ne prende atto. Nel 2008 si vendeva in Europa un terzo delle vetture prodotte nel mondo, oggi siamo ad un quinto. I tedeschi in questo settore sono precipitati in in una crisi senza precedenti. La Volkswagen pensa , per la prima volta, di chiudere uno stabilimento, con esuberi di 30/40mila persone. I sindacati italiani temono lo stesso problema nel nostro Paese per 25 Mila addetti nel settore. L’arretratezza del settore in Europa è dovuto al mancato rinnovo delle tecnologie; basti pensare che in Corea del Sud ci sono ogni diecimila addetti , tremila robot, in Germania millecinquecento. La sfida ambientale e tecnologica che il futuro ci prospetta ed impone, sembra non essere stata raccolta. Il governo nell’ incontrare le parti sociali ha assicurato che richiederà all’ Europa un rinvio delle scadenze previste per gli autoveicoli in termini di emissione di CO2. In Italia siamo molto attenti ai costi della transizione green, ma non su quelli che riguardano i ritardi. Secondo alcuni studi condotti negli Usa, i produttori tradizionali di auto, sono in ritardo nello sviluppo del software. Nel 2040, sempre secondo questi studi, i servizi digitali e software nel settore auto conteranno per il 50% . Il rapporto Draghi parla chiaro in merito: non importa se attraverso motori elettrici o speciali carburanti, si deve arrivare ad abbattere fino a zero l’ emissione di CO2. Se il mondo cambia non possiamo girare la testa all’ indietro. Basta pensare che la Cina nel giro di un decennio , ha investito più 160 miliardi per favorire lo sviluppo delle auto elettriche. Del resto i mercati finanziari hanno inviato all’Europa messaggi indiscutibilmente chiari e l’ UE ha fissato nel 2035, il termine ultimo per la vendita dei motori a combustione. È tempo, quindi, che il mercato dell’ auto, in Europa focalizzi la sua attenzione, su quale direzione prendere, al di là di una data indicata, per il recupero di competitività, di cui ha bisogno se non vuole soffocare. È semplice parlare di numeri e di decimali, di prodotto interno lordo, ma è più difficile tentare di indicare strategie per la crescita e la competitività.

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