Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo inviatoci da Giordano Mattei su ‘Giochetti’ in scena al Teatro Cometa Off di Roma
“GIOCHETTI – La violenza silenziosa nella famiglia moderna” al Teatro Cometa Off.
In scena fino al 4 giugno 2025 al Teatro Cometa Off, in Via Luca della Robbia, 47, quartiere Testaccio, va in scena “GIOCHETTI – La violenza silenziosa nella famiglia moderna”. Scritto da Beatrice Gattai e diretto da Riccardo D’Alessandro, con gli assistenti alla regia Aurora Cataldi e Alessandro Pace, lo spettacolo vede le scene di Angelo Bonanni, i costumi di Francesca D’Alessandro e le foto di scena di Giovanna Onofri.
Il cast comprende Marco Aceti nel ruolo di Jacopo e Beatrice Gattai nel ruolo di Laura, che danno vita a un dramma psicologico ambientato in un contesto di dinamiche familiari disfunzionali e distorsioni affettive.
La narrazione ritrae Jacopo, un uomo che perde la sua sicurezza sociale e il suo status a seguito della separazione dalla moglie Laura, un personaggio pubblico che ha esposto dettagli della loro vita privata in televisione, creando ripercussioni che vanno oltre alla rottura coniugale. Questa rappresentazione abbandona la retorica che spesso come un cliché vede l’uomo come la parte lesa e la donna in una posizione di vantaggio.
In “Giochetti”, i ruoli di vittima e carnefice si alternano, affrontando il tema sempre più comune e rilevante della separazione e dell’affidamento dei figli, in contrapposizione alla necessità di ricostruire un ipotetico futuro sotto il peso di un passato piu’ che mai presente.
Il fulcro della disputa tra gli ex coniugi è l’affidamento della figlia Eva, che diventa il catalizzatore di un dialogo conflittuale che rivela i lati oscuri, i difetti caratteriali, le intemperanze e le passioni sopite tra i due protagonisti. L’alternanza e il dualismo di Thanatos ed Eros trovano la loro ambientazione in una scenografia ben congegnata di uno scantinato trasformato in monolocale, con elementi caotici come scatoloni ammassati, utensili, stoviglie e un giaciglio improvvisato. Questi elementi rappresentano l’inquietudine propria di una tormentata solitudine, quasi a richiamare il mito platonico della caverna, dove il protagonista cerca rifugio dalla condizione di disagio che lo affligge.
La scenografia è anche il campo di battaglia della personalissima lotta della coppia, dove l’affidamento della figlia non è solo l’oggetto del contendere, ma un pretesto per ricordare l’uno all’altro il perché si erano amati, e come l’amore non risieda più spontaneamente o naturalmente nei sentimenti che animano i loro cuori e la loro psiche. I motivi del fallimento della relazione spingono il pubblico a riflettere se forse l’amore esista ancora sotto forma di qualcosa di diverso, oscuro, sofferto e dolorosamente compassionevole. È un gioco al massacro, un tiro alla fune figurato o reale, che vede atti di forza contrapposti a un dolore più arrendevole.
Questo toccante spettacolo in un unico atto, senza soluzione di continuità , spinge a profonde considerazioni sulle relazioni matrimoniali, sui loro esiti e sulla disarmante verità che, non tanto nella vita reale, quanto nella vita psichica delle persone, una fine e un nuovo siano difficili e faticosi da far coincidere.



Giordano Mattei