“Il silenzio vergognoso dell’occidente su Gaza”. È questo il titolo dell’inedito editoriale di denuncia pubblicato dal Financial Times, autorevole giornale politico-finanziario britannico di orientamento tradizionalmente moderato e filo-occidentale. Nell’articolo si punta il dito contro Israele e il governo di Benyamin Netanyahu per la decisione di preparare una nuova “escalation dell’offensiva” nella Striscia di Gaza “dopo 19 mesi di conflitto che ha ucciso decine di migliaia di palestinesi e ha portato a rivolgere accuse di crimini di guerra” al premier. Ma soprattutto contro le complicità occidentali “Da due mesi” – scrive il Ft – “Israele ha già bloccato l’accesso di tutti gli aiuti nella Striscia. I tassi di malnutrizione fra i bambini stanno crescendo e i pochi ospedali che funzionano ancora stanno esaurendo le medicine”, mentre salgono gli allarmi sulla diffusione di “carestia e malattie”. “Eppure – prosegue – gli Usa e i Paesi europei che considerano Israele un alleato stentano a pronunciare anche una parola di condanna. Dovrebbero essere svergognati per il loro silenzio e dovrebbero smettere di consentire a Netanyahu di agire con impunità”. L’editoriale imputa quindi al governo di destra israeliano d’aver fatto “collassare il cessate il fuoco”, modificando unilateralmente “i termini dell’accordo di marzo con la copertura di Washington”. Non senza contestare a Netanyahu di mettere in pericolo deliberatamente anche “le vite degli ostaggi” israeliani. Quanto ai leader del Paesi arabi, il giornale britannico li accusa d’ipocrisia, poiché si mostrano pubblicamente sdegnati verso Netanyahu, ma poi flirtano con i piani dell’amministrazione Usa di Donald Trump. “Il tumulto globale innescato da Trump” su vari dossier – conclude il Financial Times – “ha già distratto l’attenzione dalla catastrofe di Gaza. Tuttavia chi resta in silenzio o esita a parlare è ormai complice”.