Il consiglio dei ministri sembra aver raggiunto un compromesso riguardo l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, tanto necessaria quanto divisiva: ogni scuola superiore di secondo grado (perché per materna ed elementari ci si fermerà alla biologia; niente di specificato sulle scuole medie) sarà obbligata a chiedere l’autorizzazione scritta dei genitori (o degli studenti, ma solo se maggiorenni) prima di intraprendere il percorso formativo. Non solo: ai genitori dovranno essere forniti, preventivamente, i materiali didattici previsti dall’istituto ai fini del corso, così da avere tutti gli elementi necessari a prendere una decisione. In caso di consenso negato, la scuola dovrà trovare un’attività alternativa per i propri studenti.
Valditara espone il disegno di legge citando l’articolo 30 della Costituzione, che sancisce il diritto-dovere delle famiglie di educare i propri figli: “all’insegna del valore della trasparenza, con questa misura vogliamo rafforzare l’alleanza tra scuole e famiglie”. Il Governo vede, infatti, la sessualità come un “tema sensibile” e, in quanto tale, rientra negli insegnamenti che ogni genitore deve poter impartire ai propri figli, come meglio crede, nel completo rispetto della Costituzione. La polemica infiamma l’opposizione, la Rete degli studenti medi si fa portavoce della delusione del mondo studentesco e femminista, ma nessuno parla del ruolo cruciale che ha la scuola in quanto istituzione esterna alla famiglia.
Famiglia che può essere casa, così come fucina di traumi e paure; famiglia dalla quale, talvolta, è bene emanciparsi, almeno nel pensiero, il prima possibile; famiglia che fallisce, come istituzione, ogni volta che muore una giovane studentessa. Perché è quando è stata uccisa Giulia Cecchettin che si è iniziato a discutere di educazione sessuo-emotiva e, da allora, non è cambiato nulla; se possibile, è peggiorato tutto. Chiedere il permesso ai genitori non significa favorire una collaborazione, ma mettersi a completa disposizione di un’istituzione fin troppo complessa per essere definita sempre efficace o funzionale.
Favorire una collaborazione significa, invece, fornire l’esempio e chissà; tramite i figli sensibilizzare e formare anche i genitori. La sessualità non è necessariamente un tema sensibile, ma un aspetto della vita da vivere nella maniera più serena e consapevole possibile non solo da un punto di vista emotivo ma, se si vuole, anche pratico; sono anni ormai che le malattie sessualmente trasmissibili sono in aumento tra i giovani. Nell’arco di un solo anno, tra il 2021 ed il 2022, sono aumentati del 50% i casi di infezione da gonorrea e del 20% quelli da sifilide. I ragazzi non sanno dove reperire informazioni utili, non si presentano regolarmente da medici specialisti; il silenzio non sembra portare a nulla di buono. Non resta che affidarsi al giudizio delle famiglie, ma è bene che le scuole tengano a mente una cosa: sono i ragazzi a cui verrà proibito di seguire quel percorso formativo che, in realtà, ne hanno più bisogno.