Don Nicola D’Onghia, resta ai domiciliari. Respinta dal Gip la richiesta di scarcerazione

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Il giudice delle indagini preliminari, Nicola Bonante, visto il parere negativo espresso dalla Procura della Repubblica di Bari, ha rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari di don Nicola D’Onghia. Il sacerdote è accusato del reato di omicidio stradale colposo e omissione di soccorso per la morte della 34enne motociclista Fabiana Chiarappa, soccorritrice volontaria e rugbista, avvenuta la sera dello scorso 2 aprile sulla strada statale numero 172 “dei Trulli e delle Grotte”, nel tratto che collega la città di Turi a quella di Putignano. I legali di don Nicola, Federico Straziota e Vita Mansueto, hanno annunciato che contro il provvedimento di rigetto della scarcerazione ricorreranno al Tribunale del Riesame. Non ha convinto, neanche, il Gip, la testi sostenuta dal 54enne parroco della chiesa di San Giovanni Batista e docente di teologia in Puglia, secondo cui il sacerdote, quella sera, pur avendo percepito di aver colpito qualcosa con la sua auto non si era accorto che si trattava del corpo della vittima. Secondo il teorema accusatorio, invece, il sacerdote si sarebbe accorto di essere passato con la sua auto una Fiat Bravo, sul corpo della donna, schiacciandole mortalmente il cranio e lo sterno e, poi, avrebbe ideato la messa in scena del dubbio di aver schiacciato un sasso. Al sacerdote è stato contestato il reato di omicidio stradale e omissione di soccorso. Per la difesa, invece, al massimo si è potuto trattare dello schiacciamento di un corpo che già giaceva a terra a causa dell’impatto che la vittima aveva avuto, poco prima, mentre era in sella alla sua moto impattando contro un muretto laterale della carreggiata. A inchiodare don Nicola che il giorno dopo, su consiglio dei suoi legali, si era presentato in caserma per rendere una deposizione spontanea su quanto da lui sostenuto, ci sarebbero tracce di sangue e di residui di capelli rinvenuti sulla scocca della sua auto e sul cerchione della ruota destra della sua auto. Elementi, questi, emersi dalle perizie effettuate dai carabinieri della Sis, la sezione indagini scientifiche del comando provinciale di Bari. A tutto ciò si aggiungono, poi, gli altri elementi di prova raccolti dagli investigatori, come i tracciati telefonici e i tabulati del traffico di messaggeria secondo cui il sacerdote, pochissimi secondi prima dell’impatto, era impegnato ad armeggiare con il suo cellulare. Infine, ci sono i filmati di video sorveglianza delle telecamere installate poche decine di metri prima del luogo dell’incidente e quelle della piazzola di servizio a 238 metri di distanza dal posto dell’impatto. Dalle immagini della prima telecamera si vede che la motociclista, in quel tratto di strada, precedeva di poco l’auto del sacerdote. Dai filmati sonori della seconda telecamera, invece, si sentono i rumori della caduta della vittima e del successivo impatto con l’auto e, pochi secondi dopo, si vede arrivare il sacerdote che si ferma per ispezionare la parte sottostante del suo mezzo, alla ricerca di eventuali danni riportati dalla collisione. Un altro elemento, inquietante della vicenda, sempre secondo la ricostruzione investigativa, riportata nell’ordinanza di arresto, sarebbe quello secondo il quale il sacerdote, guardando i filmati della stazione di servizio, si sarebbe allontanato dall’area di sosta per dirigersi verso il luogo dell’incidente per rendersi conto dell’accaduto, prima di farvi ritorno per rientrare a casa a Turi. Nelle prossime ore verranno interrogate, dai pubblici ministeri Ciro Angelillis e Ileana Ramundo, come persone informate sui fatti e non indagate le due persone, un altro sacerdote e un amico dell’indagato, con le quali don Nicola era in contatto quella sera, poco prima dell’incidente, attraverso il suo cellulare. Per questo motivo al fine di evitare un possibile inquinamento delle prove, che sarebbe potuto avvenire attraverso il contatto diretto di don Nicola con i suoi interlocutori di quella sera, la pubblica accusa ha chiesto e ottenuto l’ordine di arresto preventivo. E, anche, per questa stessa ragione il giudice delle indagini preliminari ha rigettato l’istanza di scarcerazione. Domani sera, Turi, la piccola cittadina dell’hinterland del sud est barese si prepara a ricordare, a un mese dalla scomparsa, Fabiana Chiarappa con una fiaccolata che si snoderà per le vie del centro urbano. Una fiaccolata organizzata dai suoi amici e colleghi di lavoro che coinvolgerà l’intera comunità ancora sgomenta e incredula sia per la notizia della morte della giovane soccorritrice che dall’arresto dello stimatissimo parroco.

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