Beni confiscati, Colucci (NM): “Doveroso riconoscere professionalità dei coadiutori”

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Mottura (Sinageco): “Criteri equi e sostenibili per i compensi”. Romagnoli (Sinageco): “Sistema farraginoso, semplificare procedure”. Cuchel (Anc): “Coordinamento tra istituzioni e privati e risorse per far ripartire le aziende”

“La gestione dei beni confiscati è molto delicata perché non bisogna mettere a rischio le prospettive dei lavoratori onesti che ne fanno parte che nulla c’entrano con il contesto criminale che ha comportato il provvedimento. Da questo punto di vista la Commissione Antimafia sta facendo un lavoro importante per garantire l’occupazione anche quando lo Stato si sostituisce nella gestione. Sarebbe interessante creare linee di credito ad hoc perché l’azienda resti sul mercato e si rilanci mettendosi sui binari giusti. Bisogna avere tempistiche più rapide e strumenti che permettano ai coadiutori di operare in modo dinamico da veri imprenditori. E’ necessario inoltre semplificare le procedure, in ragione della grande quantità di aziende confiscate, dando strumenti e remunerazioni adeguate a chi prende in mano la gestione di un bene confiscato. Servono competenze adeguate alle quali è doveroso riconoscere economicamente la professionalità. La recente sentenza del Tar Lazio va nella direzione di far gestire a manager competenti le imprese parametrando i risultati al compenso economico”. Lo ha dichiarato Alessandro Colucci (Noi Moderati), segretario di Presidenza della Camera dei deputati, intervenuto nel corso del forum speciale “La gestione dei beni confiscati e il ruolo degli amministratori giudiziari e dei coadiutori tra semplificazioni ed equo compenso” promosso dal Sindacato nazionale amministratori giudiziari e coadiutori.Sul tema dei compensi è intervenuto Giovanni Mottura, presidente del Sinageco: “Il nuovo art. 38, co. 3-bis del Codice antimafia, introdotto dal D.L. 48/2025, prevede un regolamento interministeriale per i criteri di calcolo dei compensi dei coadiutori ANBSC. Ma il tema è tutt’altro che tecnico. Oggi, un coadiutore scelto tra gli iscritti all’albo degli amministratori giudiziari (avvocati o commercialisti) rischia di vedersi applicata una quarta tariffa, distinta da quelle già previste da DPR 177/2015, DM 140/2012 ed equo compenso. La norma non sembra semplificare, e rischia di generare ulteriori incertezze. La sfida è confrontarsi per costruire criteri equi e sostenibili, basati su durata, complessità, responsabilità, contesto operativo e risultati concreti. Il regolamento non dovrà servire solo a contenere costi, ma a premiare competenze reali e valorizzare chi investe professionalmente nella gestione dei beni confiscati. Utile, in questo senso, un richiamo esplicito alla legge 49/2023 sull’equo compenso e, soprattutto, l’introduzione della determinazione preventiva del compenso entro 30 giorni dall’incarico. Legalità e fiducia si ricostruiscono anche così”.L’importanza del ruolo del coadiutore è stata sottolineata da Efrem Romagnoli, vicepresidente Sinageco: “Su incarico dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati e sequestrati alla criminalità organizzata (ANBSC), i coadiutori gestiscono i beni con rischi, spese di studio e impegno giornaliero. E’ necessario un compenso equo e certo. Diversamente nessuno vorrà più svolgere questa attività. Il sistema è farraginoso e oneroso quando, al contrario, servono decisioni rapide. Bisogna semplificare le procedure con l’intervento ANBSC dopo la confisca definitiva, introdurre il concetto di sostenibilità economica del sistema confische guardando anche a forme di autofinanziamento con i frutti della gestione/vendita di immobili e aziende per ridurre i costi nel bilancio dello Stato. La sentenza del Tar del 2025, infine, statuisce l’illegittimità della circolare 3/22 con la quale l’Agenzia aveva posto restrizioni ai compensi dei coadiutori evidenziando che non si tratta di una norma primaria ed è retroattiva. Circolari così mettono a rischio gli onorari di tutti. Oggi prevedono un tetto, domani un taglio. Il ricorso che abbiamo presentato ha tutelato gli interessi di un’intera categoria”.Secondo Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti: “E’ necessario mettere a reddito velocemente le imprese sequestrate rendendole efficaci ed efficienti e reinserendole subito nel tessuto economico e occupazionale del territorio. Per fare ciò servono strategie che finora non sono state attuate: un coordinamento tra l’amministrazione centrale, gli enti locali e tutti i soggetti interessati a queste procedure per creare una sinergia che renda i beni fruibili dalla collettività; il reperimento delle risorse economiche creando linee di credito dedicate per dare a queste imprese la liquidità necessaria per andare a regime; semplificare il sistema e ridurre i tempi burocratici; una limitazione delle responsabilità di chi va a gestire i beni. Senza questi elementi tutte le procedure rischiano di frenare una norma che è un forte segnale di legalità da dare alla collettività. La sentenza del Tar sui compensi ristabilisce i fatti oggettivi e bene ha fatto il sindacato a impugnare il provvedimento dell’Agenzia che poneva limiti ai compensi dei coadiutori e ai professionisti. Dobbiamo ringraziare Sinageco per questa battaglia che condividiamo come Anc con cui da sempre ci battiamo per l’equo compenso”.

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