Lady day, una voce che grida la libertà

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Al Teatro Vascello, un omaggio alla forza e alla voce delle donne che hanno segnato la storia.
Dal 6 all’11 maggio, il Teatro Vascello ha accolto “Sei donne che hanno cambiato la storia”, un intenso viaggio teatrale attraverso il talento femminile che ha inciso profondamente nel tessuto della nostra civiltà. Donne che, con coraggio e determinazione, hanno attraversato discriminazioni, ostacoli e battaglie sociali, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva.

Si tratta di un viaggio attraverso le vite di grandi protagoniste come Camille Claudel, Marie Curie, Marylin Monroe, Maria Montessori, Eleonora Duse e Billie Holiday.

A dar vita a questo affresco di parole e passioni, sei tra le penne più autorevoli e ispirate della scena contemporanea italiana, che hanno firmato altrettante narrazioni in forma di reading, pensate per due voci d’eccezione: Mariangela D’Abbraccio e Manuela Kustermann. Due interpreti di straordinaria sensibilità, capaci di attraversare registri diversi e restituire al pubblico l’intensità e la profondità delle storie narrate.

Ad accompagnare il fluire della drammaturgia, la musica dal vivo – con il contrabbasso di Dario Piccioni e il pianoforte di Cinzia Merlin e Pietro Caroleo – contribuisce a trasformare la narrazione in un’esperienza immersiva e sensoriale, dove parola e suono si fondono in un’unica, potente evocazione.
Un incontro raffinato tra teatro e musica, memoria e visione, che celebra la voce delle donne e la loro straordinaria capacità di cambiare il mondo.

La rassegna si è conclusa domenica scorsa con l’omaggio a Billie Holiday, icona intramontabile del jazz e simbolo di una lotta tanto personale quanto universale.

In un’atmosfera sospesa di note malinconiche, prende vita Lady Day: Voce contro il silenzio.
Sul palco, un raffinato trio essenziale: una voce narrante, delicata e penetrante, guida lo spettatore lungo le tappe di una vita tumultuosa; un pianista tesse la trama emotiva con accordi sospesi tra blues e dolore; un contrabbassista dà corpo e profondità alle atmosfere, sottolineando ogni passaggio con una vibrazione che sa di carne, anima e memoria.

La narrazione alterna episodi biografici a riflessioni intime: l’infanzia difficile, il razzismo sofferto sulla pelle, gli amori sbagliati, i palcoscenici conquistati a forza di talento e ostinazione. Ma soprattutto c’è la musica: le canzoni, interpretate con rispetto e sentimento, si fanno carne viva della protagonista, specchio della sua voce graffiata e struggente.

Il momento più toccante è senza dubbio “Strange Fruit”, eseguito in un silenzio carico di tensione emotiva: il pubblico trattiene il fiato, colpito dalla forza di una canzone che ancora oggi denuncia l’orrore del razzismo. In quel frutto strano che penzola dagli alberi del Sud, si riassume tutta la missione artistica e umana di Billie Holiday: trasformare il dolore in bellezza e la denuncia in canto.
Intensa anche l’esecuzione dei brani “the man I love”e “I’m fool to want you” che commuove il pubblico.

Alle spalle del trio, su uno schermo viene riportata la traduzione dei testi.
La scenografia è pressoché inesistente e questo contribuisce a creare maggior coinvolgimento.
Uno spettacolo elegante, essenziale, che non cerca effetti speciali ma punta dritto al cuore. Un omaggio sincero a una donna che ha pagato il prezzo della libertà con la propria voce.

Giulia Nardinocchi

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