Giovedi in Turchia l’ incontro, faccia a faccia, tra Trump e Zelensky e una tregua sempre più vicina. La pressione esercitata dalla Casa Bianca, la volontà compatta degli europei e non ultimo l’ appello del Papa Leone xlv , ha aperto uno spiraglio per una probabile tregua. Il Pontefice ha chiesto un immediato cessate il fuoco per l’ Ucraina e per Gaza, la liberazione degli ostaggi e i soccorsi ad una popolazione, quella palestinese, ormai stremata dalla fame e dalla sete, ha espresso soddisfazione per l’ accordo raggiunto tra India e Pakistan. ” Una pace disarmata e disarmante ” Le parole pronunciate dal Pontefice il giorno della sua elezione. A questo si aggiunga l’ azione diplomatica messa in campo da Francia , Germania, Regno Unito e Polonia, giunti, in treno, sabato a Kiev per chiedere una tregua di trenta giorni e per ribadire al governo ucraino il pieno appoggio con nuovi aiuti e l’ impegno di nuove e severe sanzioni contro Mosca . Del resto anche Putin si è reso conto che forse margini per prendere tempo non ne ha più e né può contare su una lenta avanzata , perché anche il suo esercito è stremato da tre anni di conflitto. Quanto all’ Italia la nostra Premier non si è recata a Kiev, ma ha partecipato con una video conferenza. E con questa scelta ha mancato una clamorosa occasione . Perché è proprio da quel treno diretto a Kiev che può e deve ripartire l’ Occidente. La lunga guerra nel cuore dell’ Europa ha messo a dura prova un’ alleanza con gli Usa che va riscritta, ma non lo si può fare abbandonando l’ Ucraina al suo destino. La posta in gioco sembra più chiara e bisogna battere il ferro finché è caldo .
Lo scenario internazionale in movimento
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