L’Italia trasforma una nota dell’UE (non vincolante) in obbligo e istituisce un codice ATECO per la fornitura o l’organizzazione di servizi sessuali, l’organizzazione di eventi di prostituzione o la gestione di stabilimenti di prostituzione, ad esempio di escort.
Una sconcertante novità che offende e lede profondamente la dignità delle donne: è l’ultimo attacco ai valori e alla protezione delle donne.
E’ apparso sulla stampa, senza suscitare grandi clamori, complici gravi fatti che impegnano l’attenzione sull’andamento delle borse e delle guerre in corso, la notizia che il 10 aprile 2025 l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) ha introdotto nel sistema di classificazione delle attività economiche italiane anche un nuovo codice ATECO per la fornitura o l’organizzazione di servizi sessuali, l’organizzazione di eventi di prostituzione o la gestione di stabilimenti di prostituzione e, ad esempio, di escort. Dopo lo choc per una notizia diffusa con prudenza dalla stampa, la giustificazione dell’iniziativa e dell’inserimento è stata una sorta di obbligatorietà derivante dall’applicazione e ricezione del Regolamento Europeo NACE 2.1. Il codice riportato in ATECO, con l’infelice sottocategoria comprensiva anche del favoreggiamento, induzione e sfruttamento della prostituzione (visto che l’espressione intende esattamente questo), è stato ripreso in realtà dalle c.d. note esplicative di Eurostat che declinano anche una sorta di pratico elenco indicativo di possibilità (V livello nazionale). È evidente che le note esplicative non creano obblighi giuridici, ma valgono quale informazione pratica sull’applicazione del diritto dell’Unione europea.
Questa “classificazione ATECO è inaccettabile, sia per chi è impegnato da anni a combattere la tolleranza sociale, giuridica, politica, dell’oggettivazione del corpo delle donne, dell’acquisto di prestazioni sessuali a pagamento e del male che l’accompagna, sia per chi voglia esaminarla sotto il profilo dello stato di diritto.
Nel quadro giuridico di merito, non solo nazionale ma internazionale, è sufficiente ricordare e rileggere il recentissimo Rapporto della Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne e le ragazze, le sue cause e conseguenze: “La prostituzione è inseparabile dallo sfruttamento della prostituzione e dal traffico di esseri umani, viola la dignità umana e mina il diritto delle donne all’uguaglianza”.
Analogamente a come ha fatto la Francia, anche l’Italia nella trasposizione del NACE 2.1. ai fini nazionali per i codici d’impresa, avrebbe non solo potuto ma anche dovuto, sopprimere la sciagurata sotto categoria di V livello dei servizi sessuali a pagamento e delle case-bordello, dall’attività d’impresa, ben sapendo che ATECO è un riferimento per attività legali e, notoriamente, in Italia la prostituzione è ritenuta illegale e lo sfruttamento della prostituzione reato. Credo che anche in questa occasione, corra l’obbligo di far sentire la voce che riafferma il concetto della dignità delle donne che si conquista in ogni aspetto della vita sociale e delle norme e regole dei Paesi civili.