Crisi globale in arrivo: il 2025 si apre all’insegna dell’incertezza economica
L’economia globale sta attraversando un periodo di profonda incertezza. Secondo l’ultimo rapporto “Trade and Development Foresights 2025 – Under pressure” pubblicato dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD- (United Nations Conference on Trade and Development), le previsioni di crescita per il 2025 si attestano su un modesto 2,3%, segnando un passo verso una fase recessiva che mette sotto pressione in particolare i paesi in via di sviluppo. Il rallentamento è imputabile a una combinazione di fattori: instabilità geopolitica, politiche commerciali imprevedibili, turbolenze finanziarie e un contesto macroeconomico sempre più rigido. “L’indice di incertezza economica ha raggiunto i livelli più alti del secolo”, si legge nel rapporto, che denuncia anche l’impatto devastante delle nuove tariffe doganali imposte dagli Stati Uniti all’inizio di aprile. I paesi più poveri si trovano stretti tra l’aumento del costo del debito, la contrazione degli investimenti e una crescente fuga di capitali. “Più della metà dei paesi a basso reddito è in situazione di stress da debito o ad alto rischio di entrarvi”, avverte l’UNCTAD. A peggiorare il quadro, la riduzione dell’assistenza allo sviluppo da parte dei paesi donatori: si prevede un calo del 18% entro la fine dell’anno. L’incertezza ha spinto gli investitori verso beni rifugio come l’oro, il cui prezzo ha toccato nuovi massimi storici. Al contrario, i mercati azionari delle economie emergenti hanno subito forti perdite. La volatilità, misurata dall’indice VIX, ha raggiunto il suo terzo picco più alto dopo quelli del 2008 e del 2020. Mentre le principali banche centrali, come la Federal Reserve e la BCE, hanno avviato un ciclo di allentamento monetario, i rendimenti obbligazionari a lungo termine continuano a salire, segno che gli investitori richiedono premi di rischio più elevati. Questo crea un circolo vizioso: costi di finanziamento più alti frenano gli investimenti e comprimono la domanda interna, soprattutto nei paesi più fragili. “L’incertezza sulle politiche commerciali è ai massimi storici”, si legge nel rapporto, “e questo si sta già traducendo in un ritardo nelle decisioni di investimento e in una riduzione delle assunzioni”. Il rallentamento interesserà tutte le nazioni, ma l’ufficio Onu rimane preoccupato per i Paesi in via di sviluppo e soprattutto per le economie più vulnerabili. “Molti Paesi a basso reddito si trovano ad affrontare” una “tempesta perfetta” di “peggioramento delle condizioni finanziarie esterne, debito insostenibile e indebolimento della crescita interna”. Unctad sottolinea la “reale minaccia alla crescita economica, agli investimenti e al progresso dello sviluppo, in particolare per le economie più vulnerabili”. Unctad indica la crescita del commercio tra i Paesi in via di sviluppo (commercio Sud-Sud) come una fonte di resilienza. L’analisi mette in evidenza che le interruzioni nelle catene di approvvigionamento e la volatilità dei mercati finanziari, aggravate dalle recenti misure commerciali adottate dagli Stati Uniti, stanno colpendo duramente l’economia globale. In particolare, il conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina ha avuto ripercussioni significative sul commercio internazionale, portando a ritardi nelle consegne, aumento dei costi di produzione e ristrutturazione dei flussi commerciali. I produttori, da Seoul a San Paolo, si trovano costretti a rivedere le loro strategie aziendali, sospendendo investimenti e limitando le nuove assunzioni. Questo fenomeno è particolarmente critico per i Paesi in via di sviluppo, che affrontano una “minaccia reale” alla loro crescita economica. Le conseguenze di questo rallentamento potrebbero comportare un’inversione di decenni di progressi nel campo dello sviluppo economico e sociale, sollevando interrogativi inquietanti sul futuro della stabilità economica globale. “Il potenziale dell’integrazione economica Sud-Sud, che rappresenta già circa un terzo del commercio globale, offre opportunità a molti Paesi in via di sviluppo”, si legge nel rapporto. Il documento esorta al dialogo e alla negoziazione, “oltre che a un maggiore coordinamento delle politiche regionali e globali, basandosi sui legami commerciali ed economici esistenti”. “Un’azione coordinata sarà essenziale per ripristinare la fiducia e mantenere lo sviluppo in carreggiata”, conclude il rapporto. L’economia globale è a rischio di stagnazione, con Paesi vulnerabili esposti a shock multipli, servono politiche coordinate per bilanciare stabilità e sviluppo inclusivo. L’UNCTAD propone una soluzione chiara: evitare la frammentazione economica e rafforzare la cooperazione regionale e internazionale. Le reti commerciali Sud-Sud e l’integrazione intra-regionale, in particolare in Asia, offrono un argine contro l’instabilità. Tuttavia, sarà fondamentale un coordinamento più stretto tra politiche fiscali, monetarie e commerciali per evitare un’escalation delle tensioni globali. “
Paolo Iafrate