G7: la Carta di Venaria per il futuro

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Nelle giornate del 29 e 30 aprile si è svolto, all’interno della reggia di Venaria, nei pressi di Torino, il G7 Clima, Ambiente ed Energia. Scopo dell’incontro discutere, ripensare e mettere in atto le decisioni prese durante la COP 28 di Dubai, nonché stilare un documento finale sulle linee guida da attuare in futuro: la “Carta di Venaria” è un concentrato di obiettivi ambiziosi.

Ma per discutere di quanto avvenuto in Italia, conviene prima tornare a Dubai nei primi giorni del dicembre 2023, viaggiare in una città pericolosamente compromessa in fatto di lotta ai cambiamenti climatici: organizzare il vertice sulla sostenibilità della Nazioni Unite proprio lì dove rischia di essere manipolato dai produttori di petrolio? A quanto pare, è possibile. E paradossi a parte, è stato proprio a Dubai che si è deciso l’anno 2050 come definitivo per il superamento dei combustibili fossili; il 2030 come limite massimo in cui triplicare l’apporto energetico delle rinnovabili, insieme ad altre iniziative concernenti sussidi e supporti economici in favore dei paesi gravemente danneggiati dalla crisi climatica (per quanto 700 milioni, questa la quota proposta, siano insignificanti).

Ecco quindi che l’impegno, da parte dei grandi 7 (USA, Gran Bretagna, Italia, Francia, Germania, Giappone e Canada), di chiudere tutti gli impianti a carbone entro il 2035 risulta sorprendente, per quanto necessario: il 44% delle emissioni globali proviene proprio dalla combustione del carbone. L’Italia si dimostra un passo avanti: abbiamo previsto di diventare indipendenti dal carbone entro l’anno prossimo. E se a Dubai si era deciso di triplicare le fonti sostenibili entro il 2030, la “Carta di Venaria” rilancia proponendo di sestuplicare tutte le rinnovabili entro lo stesso lasso di tempo.

La vera novità discussa al G7 riguarda, però, l’istituzione di una “coalizione” per la crisi idrica: il 50% della popolazione mondiale deve fare i conti con una grave carenza d’acqua, almeno una volta al mese. Le regioni più colpite sono il Medio Oriente ed il Nord Africa,  dove l’83% dei cittadini viene sottoposto ad un importante stress fisico causato della mancanza d’acqua e entro l’anno prossimo, la FAO teme che 1,8 miliardi di persone dovranno affrontare quella che chiamano “scarsità assoluta di acqua”. Per riportare l’acqua lì dove è andata perduta c’è bisogno di ripristinare gli habitat naturali; controllare l’utilizzo delle risorse idriche per l’agricoltura; assicurarsi che non ci sia alcuno spreco apprezzabile. Ed è necessario che tutti, in coalizione, prendano le misure richieste.

Il G7 si è concluso con un grande applauso per la “Carta di Venaria”: un’ambizione sotto la guida italiana.

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